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08 aprile 2024
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Italia, terra di liberi pensatori... a patto che non dicano nulla
di Ferny Zillo

Legge “Bavaglio” e “Adisc”: nuove museruole per la stampa italiana?

La censura in Italia è vietata: la libertà di espressione è sancita dall'art. 21 della Costituzione, 20 dicembre 1947, ma la realtà attuale mostra che la libertà di stampa è minacciata da pressioni politiche, interessi economici o altre influenze esterne.

Durante il Risorgimento, la censura era diffusa e controllata dalle monarchie per evitare la diffusione di idee rivoluzionarie. Nacquero giornali clandestini e riviste letterarie come strumento di lotta. Durante il periodo fascista, la censura era rigida e controllata dal regime, utilizzata come strumento di propaganda e per soffocare il dissenso.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la censura diminuì ma persistono ancora casi di limitazioni alla libertà di espressione. Un esempio emblematico il caso di Enzo Biagi. Il noto giornalista conduceva il programma "Il Fatto" che venne censurato dai vertici Rai su pressione di Berlusconi a causa delle sue critiche al governo. Biagi fu gradualmente estromesso dal palinsesto e infine licenziato nel 2002, con la motivazione ufficiale di dare spazio a un nuovo programma. Ma le molteplici contraddizioni nei comportamenti dei dirigenti Rai dimostrarono che la censura era motivata da ragioni politiche.

Oggi due fronti preoccupano la libertà di stampa. Da un lato, la "Legge Bavaglio" voluta da Renzi, Calenda e centrodestra, vieta la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare, limitando il diritto di cronaca e impedendo ai cittadini di conoscere le motivazioni di certi arresti. Una mossa oltranzista e scandalosa, come la definisce Marco Travaglio, che evidenzia la subordinazione del governo al volere dei potentati e la sua disattenzione verso la trasparenza.

Dall'altro lato, la proposta di Borghi (Italia Viva) di creare un'agenzia governativa per contrastare la disinformazione russa, apre la strada a un controllo pericoloso sulla sfera mediatica. L'Adisc (Agenzia per la disinformazione e la sicurezza cognitiva), con il suo potere di etichettare le voci russofone come filorusse, rischia di soffocare il dissenso e la libertà di critica.

In entrambi i casi, emerge una preoccupante tendenza a limitare la libera circolazione di informazioni. La "Legge Bavaglio" impedisce ai cittadini di formarsi un'opinione completa su fatti di cronaca rilevanti, mentre l'Adisc potrebbe trasformarsi in uno strumento di censura politica.

Un esempio lampante di come la libertà di espressione sia messa a rischio, è l'azione legale intrapresa da Giorgia Meloni contro il filologo Luciano Canfora, per averla definita "neonazista nell'animo", mostrando una tendenza a reprimere il dissenso politico attraverso querele temerarie anziché affrontare i veri problemi della società. È preoccupante che la critica politica possa essere repressa o censurata attraverso azioni legali anziché affrontata e discussa nel dibattito pubblico in modo aperto e democratico.

La situazione in Italia ha attirato l'attenzione dell'Europa, con ispettori inviati il 12 febbraio, per valutare le riforme del governo relative alla giustizia, alla libertà di stampa, ai conflitti d'interessi e alle intercettazioni.

Il 27 febbraio il Parlamento europeo ha approvato nuove norme per proteggere giornalisti e attivisti da azioni legali abusive, come gli SLAPP, sono un passo nella giusta direzione.

Ma se i governi non definiscono chiaramente cosa costituisce un caso transfrontaliero, molti casi di querele temerarie, come le SLAPP, intentate contro giornalisti italiani che criticano governi stranieri potrebbero essere esclusi dalla protezione, limitando la libertà di stampa in Italia.

Quindi la libertà di stampa resta compromessa da minacce, intimidazioni e persecuzioni ai giornalisti, influenze politiche sui media e concentrazione della proprietà mediatica.

Le istituzioni dovrebbero garantire il rispetto della Costituzione e difendere la libertà di espressione dei cittadini, anche se poi mettono in galera per un tweet.

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