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05 aprile 2024
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Università e Israele: chiariamo le cose
di Piero Graglia

C'è qualcosa di strano nel dibattito pubblico e nella politica italiana. Spesso si assumono posizioni e si denunciano cose che non hanno rispondenza con ciò che è avvenuto. Questo perché si seguono, anzi, si inseguono, notizie della stampa senza controllare i testi e i documenti che vengono commentati.

Due casi sono esemplari. Il 19 marzo il Senato accademico dell'Università di Torino, organo peraltro che a norma dello Statuto ha compiti di indirizzo e non decisionali, raccomanda a Unito di non partecipare a un bando del MAECI (Ministero Affari Esteri e Cooperazione internazionale) che prevede collaborazioni con Università israeliane nel campo della ricerca scientifica.

Tale decisione, influenzata sicuramente da una irruzione di studenti con striscioni nella sala del Senato, si limita al bando del Maeci, temendo in particolare i risvolti dell'uso duale (civile/militare) delle tecnologie coinvolte: "1. Technologies for healthy soils (i.e. – novel fertilizers, soil implants, soil microbiome etc.); 2. Water technologies, including: drinking water treatment, industrial and sewage water treatment and water desalination; 3. Precision optics, electronics and quantum technologies, for frontier applications, such as next generation gravitational wave detectors".

Immediatamente, forse stimolati dall'irruzione degli studenti, tutti - ma proprio tutti - gli organi di stampa hanno cominciato a parlare di sospensione generalizzata dei rapporti tra Unito e università israeliane. Una nota dell'università, il giorno dopo, che puntualizza che si rinuncia a partecipare al bando del Maeci ma che "tutte le collaborazioni e gli accordi in corso con le università israeliane rimangono attivi, nel pieno rispetto dei principi e dei valori di libertà di pensiero e di ricerca dell'università di Torino", cade nel vuoto.

Nulla. La stampa, e molti commentatori, continuano a dire una sciocchezza (la sospensione totale dei rapporti con università israeliane) perpetuando e amplificando una falsità.

Pochi giorni dopo copione simile a Pisa: anche la Normale approva una mozione simile e di nuovo tutti a straparlare di interruzione dei rapporti con le università israeliane.

Adesso basta. Leggete i documenti, connettete il cervello e fate due più due. Nessuna delle due università ha dichiarato o annunciato uno stop generalizzato della collaborazione con università israeliane, e in particolare la mozione della Normale propone anche assegni di studio per studiosi israeliani e/o palestinesi nell'ambito della rete "scholars at risk".

Si mette in guardia sull'uso di tecnologie in un contesto di confronto bellico, ma non si interrompe un bel nulla. Questo can can è indegno di qualsiasi intelligenza in grado di leggere un documento in italiano corrente.

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