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04 aprile 2024
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Genocidio del Ruanda: una vicenda esemplare anche per Gaza
di Rita Guma *

Con l'avvicinarsi del trentennale del genocidio ruandese, si risveglia la cattiva coscienza occidentale per un ricordo che dovrebbe guidare anche l'azione di oggi a Gaza.

Bill Clinton, che all'epoca era presidente degli Stati Uniti e guiderà la delegazione statunitense che andrà in Ruanda questo fine settimana, decenni dopo mostrò rammarico per l’inerzia del suo governo in occasione del genocidio ruandese.

I documenti della Casa Bianca dell’epoca, desecretati nel 2004, hanno rivelato che l'amministrazione Clinton era a conoscenza dei piani degli Hutu per un genocidio dei tutsi prima dell'inizio del conflitto etnico. Essi mostrano l'influenza su questa scelta della fallita missione statunitense in Somalia nel 1993, che provocò lo scandalo “Black Hawk Down” e la morte di 18 soldati statunitensi.

Il governo degli Stati Uniti fece poco per affrontare il conflitto interetnico ruandese, lavorando solo per evacuare gli americani dal paese e limitandosi a stanziare 500 milioni di dollari per gli aiuti umanitari. Anni dopo (2012), Clinton ammise al New York Times di non aver fatto abbastanza: "Non penso che avremmo potuto porre fine alla violenza, ma penso che avremmo potuto ridurla. E me ne pento”.

“Se fossimo entrati prima, credo che avremmo potuto salvare almeno un terzo delle vite perdute. … Ha avuto un impatto duraturo su di me”, disse poi alla CNBC nel 2014.

Il conflitto etnico tra Hutu e Tutsi nel paese sfociò in un genocidio nell'aprile del 1994, provocando nel complesso la morte di un numero compreso tra 500.000 e 800.000 tutsi ruandesi nel corso di circa quattro mesi. Alcuni conteggi parlano di un milione di persone.

In realtà il fallimento fu dell'intera comunità internazionale tanto che il segretario generale dell'ONU Kofi Annan anni dopo chiese scusa ai ruandesi per la mancata capacità di arginare la situazione.

Fra i principali responsabili del genocidio vi fu la propaganda messa in atto attraverso il mezzo radiofonico (Radio delle mille colline) molto vicina all'etnia hutu al potere, che diffuse panico, paura e odio attraverso una distorsione narrativa, studiata abilmente a tal punto da scatenare una reazione collettiva e orientare condotte illecite e violente.

Nel 1994 il Tribunale penale internazionale per il Ruanda (TPIR) statuì che gli hutu commisero un genocidio in quanto i tutsi erano un gruppo etnico caratterizzato da stabilità e permanenza sul territorio determinata dalla trasmissione ereditaria. Inoltre, i tutsi - alti e snelli (quelli che in Italia chiamavano Watussi), quindi con caratteri fisici, ma anche tradizioni, ben diversi dai loro persecutori, ci bassa statura e conformazione fisica più massiccia - erano considerati un gruppo etnico dagli stessi autori del genocidio.

Secondo la Convenzione di New York per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 12 gennaio 1951, “le Parti Contraenti confermano che il genocidio, sia che venga commesso in tempo di pace sia che venga commesso in tempo di guerra, è un crimine di diritto internazionale che esse si impegnano a prevenire e punire”.

L’art. II della Convenzione definisce il genocidio come l'attuazione di almeno uno dei cinque atti seguenti, commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, in quanto tale: 1) uccisione dei membri del gruppo; 2) lesioni gravi all’integrità fisica o mentale dei membri del gruppo; 3) sottoposizione deliberata del gruppo a condizioni di vita miranti alla sua distruzione fisica, totale o parziale; 4) misure miranti ad impedire le nascite all’interno del gruppo; 5) trasferimento forzato di bambini da un gruppo ad un altro gruppo.

Nel caso ruandese, l'intenzione era palese, in quanto propagandata urbi et orbi. Per Gaza la si vuole mettere in dubbio, sebbene dichiarata da vari componenti del governo Netanyahu. E anche a Gaza la propaganda antipalestinese non è mancata.

Chissà se in futuro un altro presidente USA dovrà ammettere la propria immobilità nel caso di Gaza. Clinton per il Ruanda lo fece venti anni dopo. Biden vivrà abbastanza per ammettere quella che oggi è una evidenza che a decine di migliaia (stati, associazioni, agenzie e relatori ONU, cittadini in protesta) non mancano di ricordargli ogni giorno?

* Presidente Osservatorio


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