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02 aprile 2024
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Israele: ancora bugie...
di Rossella Ahmad

Il massacro dei cooperanti è stato un tragico errore, dice Mangiafuoco. Sono dispiaciuti, il gatto e la volpe.

Un copione sempre uguale, da decine di anni, che noi conosciamo fin troppo bene. L'assassinio del popolo palestinese non necessita di particolari giustificazioni, ferma restando la narrativa splatter che ne segna spesso l'inizio.

Per tutto il resto, vi è un vero e proprio canovaccio da cui attingere. Una serie di step sempre uguali: si commette un delitto che potrebbe risultare indigeribile persino per i larghissimi parametri occidentali. Si attendono le reazioni internazionali e, in base a quelle, si nega, si attribuisce la colpa a qualcun altro, si parla di errore.

Nel caso in cui, come adesso, i video dimostrino che l'attacco è stato deliberato, si passa allo step successivo: vi erano terroristi, erano essi stessi terroristi, aiutavano i terroristi. Ricordate gli assassinii di Vik, di Shirin, di Raffaele, di Rachel. Ricordate il copione di tutti i crimini commessi per testare il livello di accettazione da parte della comunità internazionale.

L'assalto agli ospedali. Alle chiese di Gaza. Una serie interminabile di bugie emana da costoro. Parte dalla narrativa fraudolenta pre-Israele ed arriva ad oggi.

Miserabili in ogni loro azione, avevano narrato di una striscia di Gaza ridotta ad emirato talebano, in cui non esistevano scuole, università, centri giovanili, cristiani e chiese. In cui le donne erano segregate. In cui tutti i denari provenienti dalla comunità internazionale erano sequestrati da Hamas e convertiti in armi. Una narrativa falsa, corrotta, funzionale al loro progetto di annientamento e conquista. La famosa guerra, in cui solo una delle parti è armata. Roba da vigliacchi cosmici.

Ed abbiamo visto tutti cosa fosse Gaza, cosa esistesse a Gaza, cosa facessero le donne di Gaza ed a cosa servissero i denari a Gaza: a sostenere scuole, università, luoghi di culto musulmani e cristiani, organizzazioni culturali, migliaia di progetti per giovani, artistici e professionali. Al sostentamento di una città che, per quanto prigione a cielo aperto, circondata da filo spinato ed esercito, era stata resa bella dai suoi abitanti, dalla loro inesauribile forza morale ed energia.

Ce la mostra Plestia, una delle più amate reporter di Gaza (https://www.instagram.com/byplestia/). Per chi nutrisse ancora dubbi sulla natura profondamente corrotta della narrativa mainstream.

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