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27 marzo 2024
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La sofferenza di Hebron
di Rossella Ahmad

Se c'è una città palestinese vessata fino al limite dell'umanamente sopportabile, quella è Hebron, al-khalil, la città dei profeti di Palestina.

Tutte le organizzazioni per la difesa dei diritti umani denunciano da anni lo scempio della legalità internazionale e dell'umanità che si verifica nella città palestinese della Cisgiordania occupata, al centro della quale si è insediata, come una spina infetta, una comunità di coloni messianici, ultrafanatici e mentalmente deviati, in massima parte provenienti dagli Stati Uniti.

Avete presente quegli individui col mitra a tracolla, sinistri già nell'aspetto, violenti, il cui unico scopo nella vita è vessare la popolazione autoctona in maniera tale da costringerla ad andare via? Ecco, quelli sono i coloni che imperversano ad Hebron, sradicando alberi di ulivo, dando alle fiamme le coltivazioni palestinesi, lanciando sassi sui bambini che vanno a scuola, sputando ed inveendo contro la popolazione e correndo come scarafaggi per occupare le case dei palestinesi qualora essi debbano uscire per qualche ragione.

E difatti, quasi tutte le case palestinesi di Hebron sono murate per impedirne il furto, con i palestinesi prigionieri nelle loro stesse dimore. La legalità internazionale ai suoi massimi livelli secondo la declinazione israeliana della stessa.

Chi abbia abbastanza fegato e sangue freddo provi a digitare il nome della città su YouTube, ad esempio, e si troverà faccia a faccia con il più terribile dei gironi infernali. La morte del diritto e dei diritti è lì, nella assoluta impunità con cui vengono consumati i più odiosi crimini contro l'umanità.

In questo momento, in quella città, i coloni festeggiano il purim, con bambini mascherati accompagnati da uomini armati di mitra, in una sorta di carnevale dell'orrore. La distopia orwelliana non aveva previsto nulla del genere.

Ne parla Orly Noy, ebrea di origine iraniana divenuta israeliana suo malgrado, la quale scrive: " È molto difficile trovare le parole giuste per narrare della follia in cui siamo immersi. Ma talvolta c'è un momento che si presenta come l'obiettivo distorto di questa follia, del male senza ostacolo, quasi ipnotizzante alla sua vista, che può forse sostituire le parole che spiegano cosa siamo diventati... I festeggiamenti del Purim a Hebron, nel cuore della mafia della terra dell'apartheid, sono questo momento".

Abbiamo parlato della follia di un paese malato, della distopia e persino della zona di interesse. È tutto lì, tutto assieme. E fa paura.

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