Mafia: Gianmatteo, che non c'entrava niente
di Pino Maniaci

Era sera e a Palermo, quel 22 marzo 1995, il giovane geometra Giammatteo Sole aveva appena finito di lavorare. Stava rientrando a casa ma durante il tragitto venne fermato da due poliziotti. Quello, però, non era un normale controllo di Polizia: quegli uomini erano in realtà Gaspare Spatuzza detto "u tignusu" e un altro mafioso della zona, che lo avevano attirato nella loro trappola.

Il ragazzo, figlio di un ufficiale di riscossione all'Esattoria, aveva ventitré anni e faceva parte di una comitiva di amici insieme a suo fratello e a sua sorella. Quest'ultima, Floriana, era fidanzata con Marcello Grado, che oltre ad essere il figlio del boss Gaetano, rivale di Totò Riina, era anche nipote del pentito Totuccio Contorno.

Durante la seconda guerra di mafia, venne fuori la notizia che la famiglia Grado avrebbe partecipato a un piano per rapire i figli di Totò u curtu. Un affronto che costò la vita a Marcello, ventitré anni anche lui, ucciso in pieno giorno tra la folla del mercatino rionale di piazza Palmerino.

Tre settimane dopo, non soddisfatti, i Corleonesi diedero l'ordine di rapire Giammatteo per fargli confessare qualche particolare. Non parlò: non sapeva nulla. Venne strangolato e dato alle fiamme, un mese prima del suo compleanno.

«Questo ragazzo non c'entrava niente, niente di niente, un'animella, un ragazzino veramente pane e acqua», disse Spatuzza, ormai pentito, dopo il suo arresto. Insieme a lui vennero poi condannati anche Antonino Mangano, Cosimo Lo Nigro, Nicolò Di Trapani, Giuseppe Guastella, Giusto Di Natale e il mandante Leoluca Bagarella.

Ecco chi erano e chi sono tuttora i mafiosi. E qualcuno li chiama ancora "uomini d'onore"...

* Coordinatore Commissione Esteri dell'Osservatorio