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25 marzo 2024
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Caso Santanchè: dimissioni?
di Elisa Fontana *

Le indagini sul vorticosa realtà imprenditoriale di Santanché si sono chiuse (non tutte, ovviamente, ce ne sono ancora in corso altre) con la poco onorevole accusa di truffa allo Stato per aver frodato l'Inps.

Naturalmente si è aperto subito il dibattito sulle sue dimissioni, anche perché mai si era visto un ministro accusato di truffa allo Stato continuare a rappresentare lo Stato medesimo. La multiforme pitonessa ha immediatamente dichiarato la sua innocenza (cosa di cui non dubitiamo affatto, visto il profluvio di giuramenti sul suo onore che ha fatto in Parlamento questa estate) ed ha aggiunto che valuterà cosa fare solo se rinviata a giudizio.

A stretto giro di posta il buon Lollobrigida ha risposto a dei giornalisti che lo incalzavano sull'argomento “Aspettiamo. Peraltro mi sembra che abbia già chiarito che se eventualmente arrivasse un rinvio a giudizio ne prenderebbe atto e conseguentemente agirebbe, quindi si tratta di aspettare quel tipo di passaggio”.

E Meloni? Meloni tace, ovviamente, ma questo si sa benissimo. Quando il discorso non le conviene si inabissa, come il mostro di Lochness, per poi riemergere, fidando della memoria da criceto della maggioranza del popolo italiano.

Ora a me pare chiaro il messaggio che si vuole far passare: la presunzione di innocenza ci vieta di fare processi in piazza e di chiedere dimissioni. Sarà una cosa che valuterà la diretta interessata se sarà rinviata a giudizio.

Ora vorrei spiegare al mitico Lollo una cosa che, peraltro, sa benissimo, anche se fa lo gnorri: la presunzione di innocenza nessuno la mette in dubbio. Santanché sarà innocente fino all'eventuale terzo grado di giudizio e nessuno si è permesso di dire che è colpevole o di chiederne le dimissioni in quanto tale.

Santanchè deve dimettersi perché le notizie giudiziarie che la riguardano sono un gravissimo vulnus alla sua figura istituzionale e un ostacolo enorme su quanto le prescrive la Costituzione: di adempiere le proprie funzioni con disciplina e onore. E una ministra chiacchierata e nel mirino della magistratura per reati davvero indifendibili non può adempiere i propri doveri serenamente e con autorevolezza.

E nel caso che la ministra da sola non si rendesse conto di mettere in grave imbarazzo anche il governo, dovrebbe essere la presidente del consiglio a pretenderne le dimissioni. Ma evidentemente né il governo, né Meloni sono minimamente imbarazzati da una ministra accusata di aver truffato l'Inps approfittando di una pandemia che mieteva vittime come mosche e, d'altronde, ricordiamo con grande affetto le gesta di Meloni che, davanti a Montaruli, condannata in modo definitivo per peculato, avendo giocato allegramente con i soldi pubblici dei rimborsi della regione Piemonte, la fece dimettere da sottosegretaria, salvo immediatamente dopo infilarla nella Commissione di Vigilanza Rai. Dove non è dato sapere su cosa vigilerà, magari sui rimborsi spese.

E allora, cari ministri e caro governo, non siate timidi, non balbettate e dichiarate apertamente che Santanché è una di voi e che la difenderete fino alla fine. Ci farete più figura che balbettare davanti alle telecamere. Nel frattempo non tirate in ballo la presunzione di innocenza che nel caso specifico ci sta come un fascista alla festa del 25 aprile.

*Coordinatrice della Commissione Politica e Questione Morale dell'Osservatorio


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