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23 marzo 2024
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Attentato Mosca: discorso di Putin e invenzioni della stampa occidentale
di Francesco Dall'Aglio *

Come sempre, chi si aspettava i fuochi d'artificio dai discorsi di Putin è rimasto deluso. Ormai abbiamo imparato, credo, a conoscere il suo stile di comunicazione, e sappiamo che è molto raro che si abbandoni alle emozioni.

E infatti il discorso è stato duro, teso, a tratti nervoso, ma sempre molto lucido: chi voleva la dichiarazione di guerra all'Ucraina o all'Occidente Globale dovrà aspettare. Anche il luogo non è tra i soliti, non è "presidenziale": a giudicare dalla camera molto stretta su di lui è una stanza piccola, devono essere scattati dei protocolli di sicurezza piuttosto stringenti.

Cordoglio, proclamazione del lutto nazionale per domani, minacce e disprezzo per i terroristi, considerazioni sull'unità dei russi (anzi, "la nostra comunità multinazionale") e sul fatto che le sciagure li rendono più forti, eccetera. Per l'Ucraina un solo accenno alla "finestra" che sarebbe stata preparata per i terroristi catturati, che si stavano dirigendo verso il confine, ma nessuna accusa esplicita e anzi l'esortazione a collaborare tutti gli stati che condividono la volontà di combattere il terrorismo (difficile che qualcuno possa non dirsi d'accordo.

Comunque già vedo il titolo iacobonico: "Un Putin disperato implora gli USA di salvarlo dal terrorismo mentre il paese gli volta le spalle"). Con qualche accenno, però, al fatto che la Russia individuerà è punirà non solo i terroristi ma anche coloro "che gli stanno dietro", giusto per mantenere la tensione un po' alta.

Per quanto riguarda il coinvolgimento del noto gruppo terrorista di cui non è il caso di fare il nome sui social, dato che ieri notte i media mondiali davano per certo e verificato, persistono un bel po' di dubbi, che la doppia rivendicazione (molto strana anch'essa) di ieri notte e di poco fa non contribuisce a fugare del tutto, direi anzi per niente.

In primo luogo sulle modalità dell'attacco: nessuna cattura di ostaggi, nessun uso di esplosivi, nessuno slogan para-islamista (almeno nei filmati i terroristi non dicono una parola, poi non sappiamo se mormoravano qualcosa), armi e caricatori ancora pieni abbandonati, e fuga pianificata prima che arrivassero le squadre dei reparti speciali - e sappiamo che la fuga, per i terroristi islamici, non è un'opzione considerata.

Gli stessi terroristi catturati dicono di avere agito per soldi e sembrano piuttosto terrorizzati (anche perché li hanno arrestati quelli di Kadyrov, che non ci sono andati molto leggeri), mentre i jihadisti presi prigionieri esibiscono sempre sicurezza, rivendicano in continuazione le loro motivazioni e morire, vedi sopra, non li spaventa affatto.

Sfugge, infine, il motivo di una rivendicazione fatta sì ma fatta quasi di nascosto, senza un video, un filmato e insomma tutto l'apparato cui l'organizzazione in questione, nelle sue varie incarnazioni, ci ha abituato. Mah.

Per mostrare il livello della nostra informazione: mica andavano in Ucraina, andavano in Bielorussia (sulla base di quali prove non si sa), e soprattutto, "non si ritiene più che venissero dall'Inguscezia", perché in effetti non si è mai ritenuto se non su Twitter, ieri notte, e per mezz'ora.

* Esperto di Storia Militare, Componente del Comitato Scientifico dell'Osservatorio


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Dossier guerra e pace

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