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21 marzo 2024
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Gaza unica grande prigione accanto all'orgia consumistica
di Gabriele Germani

Ti rubo la terra, ti attacco, uccido, torturo, imprigiono, costringo a fuggire, violento, perseguito, diffamo, ti uccido e torturo e perseguito anche quando scappi fuori, lontano, io vengo a cercarti e uccido e torturo e perseguito e metto a tacere anche chi ti difende, chi manifesta per te, chi ti aiuta, arresto chi ti invia aiuti, ti affamo e ti asseto, continuo a prenderti sempre più terra e ti spingo in un ghetto, uno sopra l'altro.

Tu reagisci e io ti colpevolizzo, dico che utilizzi la violenza, che lo fai per fini religiosi, etnici, razziali, ti paragono ai nazisti e intanto continuo a perseguitarti, cacciarti, continuo a costruire insediamenti, kibbutz, fabbriche, strade, autostrade, caserme, prigioni.

In realtà ho costruito un'unica grandissima prigione, in cui vivono tutti, tanto i cittadini israeliani (almeno quelli che rifiutano la guerra, il genocidio e l'apartheid), quanto e soprattutto i palestinesi e gli arabo-israeliani.

Ogni tuo tentativo di reagire, anche solo di testimoniare, viene schiacciato brutalmente. Le carceri israeliane assumono fama sinistra in tutto il mondo, così come lo spionaggio, i servizi segreti e le loro operazioni para-militari all'estero.

Ti chiudo in una gigantesca gabbia, tu provi a reagire (brutalmente, ma quale reazione può non essere brutale in una situazione simile?) e io ti criminalizzo ancora, poi ti bombardo, ti affamo, levo tutto incubatrici, farmaci, acqua, bombardo gli ospedali, sparo sulle scuole, colpisco e divido le famiglie, separo i genitori dai figli, i fratelli dalle sorelle e intanto festeggio.

I soldati israeliani caricano le loro foto nelle case deserte, svuotate di Gaza su Tinder; si fanno foto in stanze con giocattoli ridotte a macerie e le caricano su Tinder.

Centellino gli aiuti, i pochi che faccio passare, li rallento, li rovino, aspetto che marciscano sotto il sole e poi li faccio passare e quando corri a prenderli, io ti sparo da lontano, come in un videogioco, io ti uccido sistematicamente puntando sulla tua disperazione, sulla fame, sulla paura, per farti capire che non importa quello che farai, quello che dirai, alla fine io ti colpirò a morte e lo farò nell'impunità generale.

Scorrono intanto le immagini di Israele sui social, la famosa campagna pubblicitaria per sponsorizzare Tel Aviv su Instagram: piscine, palme, giovani che fanno festa in spiaggia, colori accesi, filtri per telefoni, discoteche e musica di ogni tipo.

Non bisogna certo essere Adorno per vedere come ormai i campi di concentramento vivano accanto all'orgia consumistica, rimane davvero da chiederci cosa sia rimasto di umano in tutti noi.

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