Osservatorio sulla legalita' e sui diritti
Osservatorio sulla legalita' onlusscopi, attivita', referenti, i comitati, il presidenteinvia domande, interventi, suggerimentihome osservatorio onlusnews settimanale gratuitaprima pagina
17 marzo 2024
tutti gli speciali

Jonathan Cook: dopo la decisione ICJ Israele ha aggravato i suoi crimini
trad. di Alessandro Ferretti

Ho qui tradotto alcuni estratti di un articolo di Jonathan Cook che aiutano a capire come mai, dopo la decisione della Corte dell'Aja sulla "plausibilità" del genocidio, Israele non solo non ha attenuato o cercato di nascondere le sue atrocità ma addirittura ha cominciato a commettere crimini ancor più gravi, alla luce del sole. Buona lettura!

"[...] Molti osservatori hanno pensato che Israele avrebbe cercato di placare i giudici della Corte dell'Aja e l’opinione pubblica mondiale attenuando o nascondendo le sue atrocità. Non avrebbero potuto sbagliarsi più di così. Nello sfidare la corte lo stato di Israele è diventato ancora più sfacciato, come testimonia il suo terribile assalto all’ospedale Nasser il mese scorso e il suo attacco letale ai palestinesi che aspettavano un convoglio umanitario la scorsa settimana [attacchi che ora sono diventati sistematici, nota mia].

I crimini di guerra di Israele – postati su ogni piattaforma di social media, anche dai suoi stessi soldati – sono ancora più evidenti ai nostri occhi rispetto a prima della decisione della Corte Mondiale. Questo fenomeno ha bisogno di essere spiegato. Sembra mostruosamente insensato, ma ha una logica interna che fa luce sul motivo per cui Israele è diventato una stampella emotiva per molti ebrei, sia all’interno del paese che all’estero, così come per altri che ebrei non sono.

Il punto non è semplicemente che gli ebrei e i non-ebrei che aderiscono all’ideologia del sionismo si identificano con Israele. La questione è più profonda: queste persone sono totalmente dipendenti da una visione del mondo – a lungo coltivata in loro da Israele e dai leader delle loro stesse comunità, così come dalle istituzioni occidentali accaparratrici di petrolio – che pone Israele al centro dell’universo morale. Sono stati trascinati in quella che sembra una setta – per di più molto pericolosa, come gli orrori di Gaza stanno mostrando.

La falsità dell'affermazione che hanno interiorizzato – ovvero, che Israele è un rifugio-santuario che potrebbe essere necessario in futuro, a causa degli impulsi genocidari (a loro parere innati) dei non-ebrei – avrebbe dovuto essere evidente, dopo quello che è successo negli ultimi cinque mesi.

Se il prezzo da pagare per avere pronto uno stato-rifugio “per ogni evenienza” è il massacro e la mutilazione di molte decine di migliaia di bambini palestinesi, e la lenta morte per fame di altre centinaia di migliaia, allora è evidente che quel rifugio non merita di essere difeso. Non è un santuario; è un fardello. È una macchia. Deve scomparire, per essere sostituito da qualcosa di meglio sia per gli ebrei che per i palestinesi della regione – “dal fiume al mare”.

Allora perché questi partigiani israeliani non sono stati in grado di raggiungere una conclusione così moralmente evidente per tutti gli altri – o almeno per quelli non subornati dagli interessi delle istituzioni occidentali? Perché come tutte le sette, i sionisti più accaniti sono immuni all’autoriflessione. Non solo, ma il loro ragionamento è intrinsecamente circolare.

Israele, la creazione del sionismo, non è minimamente interessato a fornire una soluzione all’antisemitismo, come professa. Al contrario. Si nutre di antisemitismo e ne ha bisogno. L'antisemitismo è la sua linfa vitale, la ragione stessa dell'esistenza di Israele. Senza l’antisemitismo, Israele sarebbe superfluo, non ci sarebbe bisogno di un santuario.

Il culto finirebbe, così come gli infiniti aiuti militari, lo status commerciale speciale con l’Occidente, i posti di lavoro, l’accaparramento di terre, i privilegi e il senso di importanza e vittimismo estremo che consente la disumanizzazione degli altri, tra cui i Palestinesi.

Come tutti i veri credenti, i partigiani israeliani all’estero – che si definiscono orgogliosamente “sionisti” ma che ora stanno facendo pressioni sulle piattaforme dei social media affinché bandiscano il termine in quanto antisemita, man mano che gli obiettivi del movimento diventano più chiari– hanno troppo da perdere dal porsi dubbi su se stessi e sulla loro comunità.

La lotta contro l’antisemitismo fa sì che nient’altro possa avere la priorità, nemmeno la lotta contro il genocidio. Il che, a sua volta, significa che non può essere riconosciuto alcun male più grande dell'antisemitismo, nemmeno l’omicidio di massa di bambini. Non si può permettere che una minaccia più grande, per quanto pressante, per quanto urgente, venga alla ribalta.

E per tenere a bada il dubbio, è necessario generare più antisemitismo – più presunte minacce esistenziali. Negli ultimi anni, la più grande difficoltà che il sionismo ha dovuto affrontare è stata che i veri razzisti – quelli di destra, spesso al potere nelle capitali occidentali – sono stati anche i più forti alleati di Israele. Hanno riproposto le loro tradizionali ideologie razziste – che un tempo alimentavano l’antisemitismo, e un giorno potrebbero tornare a farlo – sotto la nuova veste dell'islamofobia.

In Europa e negli Stati Uniti i musulmani sono i nuovi ebrei. Questa trovata è perfetta per Israele e i suoi supporters. Una presunta “guerra globale e di civiltà” – la copertura ideologica per giustificare la continua dominazione occidentale del Medio Oriente ricco di petrolio – pone sempre Israele, il "cane da guerra" della zona, dalla parte degli angeli, saldamente al fianco dei nazionalisti bianchi.

Dato però che Israele e i suoi apologeti non possono più smascherare i veri razzisti e antisemiti al potere, devono creare nuovi antisemiti. E' per questo che c'è stato bisogno di modificare la definizione di antisemitismo (rendendola irriconoscibile): per appiccicarla a coloro che si oppongono al progetto di dominazione coloniale, in cui Israele è profondamente integrato.

In questa visione del mondo capovolta, che prevale non solo tra i partigiani israeliani ma anche nelle capitali occidentali, siamo arrivati ​​all'assurdo: rifiutare l’oppressione dei palestinesi da parte di Israele – e ora anche il loro genocidio – viene bollato come antisemitismo [...].

Israele ha bisogno dell’antisemitismo. Grazie alla ridicola ridefinizione adottata dagli alleati occidentali - che classifica come odio anti-ebraico qualsiasi opposizione ai crimini israeliani e qualsiasi critica al suo tentativo di spacciare come “autodifesa” l’oppressione dei palestinesi e la distruzione della resistenza all'occupazione – lo stato di Israele viene incentivato a commettere più crimini.

Infatti, ogni atrocità israeliana produce più indignazione, più risentimento, più “antisemitismo”. E quanto maggiore è il risentimento, l’indignazione, l’“antisemitismo”, tanto più Israele e i suoi sostenitori possono presentare l’autoproclamato Stato ebraico come un santuario rispetto a quell’“antisemitismo”.

Israele non è più trattato come uno Stato, come un attore politico capace di commettere crimini e massacrare bambini, ma come un articolo di fede. E' stato trasformato in un credo, immune alla critica o al controllo. Trascende la politica per diventare una causa sacra. Quindi, ogni opposizione viene bollata come malvagia, come blasfemia.. e questo è proprio l'approccio in cui è finita la politica occidentale.

Questa battaglia intrapresa da Israele e dai suoi partigiani contro l’“antisemitismo” consiste nel capovolgere il significato delle parole e i valori che rappresentano. È una lotta finalizzata a schiacciare la solidarietà verso il popolo palestinese per lasciarlo senza amici, solo e inerme a subire la campagna di genocidio di Israele. È un dovere morale sconfiggere questi guerrieri dell’“antisemitismo” e affermare la nostra comune umanità – e il diritto di tutti a vivere in pace e dignità – prima che Israele e i suoi apologeti aprano la strada a un massacro ancora più spaventoso.

VAI A TUTTE LE NOTIZIE SU GAZA


per approfondire...

Dossier diritti

_____
NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI
CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org

°
avviso legale