Sinistra per Israele: fuori tempo massimo
di Raffaele D'Agata *

Il meno che si possa dire di questo manifesto di una "sinistra per Israele" sinistraperisraele.com è che si trova largamente fuori tempo massimo e quindi del tutto al di fuori della presente realtà.

L'equivalente, negli anni ottanta del secolo scorso, sarebbe stato proporre una "Sinistra per il Sudafrica" supponendo che lo Stato afrikaaner potesse continuare ad essere afrikaaner anche senza farle così grosse, e astenendosi dal solo modo efficace contro l'apartheid, cioè la messa al bando e il boicottaggio.

Solo per questa via è stato possibile vedere oggi un Sudafrica senza apartheid, e solo per questa via l'apartheid può scomparire da ciò che oggi porta il pesantissimo nome di Israele e in generale dalla Palestina. Con due Stati o con uno? La prima strada era percorribile fino agli anni settanta del secolo scorso, quando l'errore sionista, come i numerosi errori che sono normali nella storia, poteva essere emendato quasi senza traumi.

Le scelte fatte poi da tutti i governi israeliani (compreso, non dimentichiamo, il decisivo favore accordato alla nascita di cose come Hamas) hanno reso questa ipotesi ormai impraticabile, se non evocando il precedente di quei Bantustan cui appunto i dirigenti israeliani hanno sempre mostrato di guardare.

Guardare invece, adesso, la realtà, comporta certo uno straordinario coraggio. La verità è che in Palestina vi è oggi uno Stato che deve liberarsi da un nome troppo carico (e potenzialmente fecondo) di storia, e un nome con queste caratterstiche che deve liberarsi dalla prigione (Jean Daniel, "La prison juive") di uno Stato.

Non si può scegliere il grado di difficoltà dei problemi da fronteggiare.

* Già docente Ordinario di Storia Contemporanea e delle Relazioni internazionali, Componente del Comitato Scientifico dell'Osservatorio

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