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11 marzo 2024
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Appuntamenti e appelli contro l'estradizione di Anan Yaeesh
di Ferny Zillo

In questi giorni l'Italia si sta mobilitando perché Anan Yaeesh non venga estradato in Israele per il rischio di trattamenti inumani e degradanti.

Il suo impegno per la Palestina inizia in Cisgiordania durante la prima Intifada nel 1987. Ha vissuto la seconda Intifada e ha trascorso quattro anni in carcere in Israele come prigioniero politico.

Nel 2017 arriva in Italia dove nel 2019 ottiene un regolare permesso di soggiorno. Nel 2023 si reca in visita in Giordania, ma viene rapito dai sevizi di sicurezza giordani allo scopo, con ogni probabilità, di consegnarlo ad Israele.

Rilasciato dopo oltre sei mesi di detenzione, al ritorno in Italia viene arrestato con l'accusa di finanziare le Brigate Tulkarem, una formazione della Resistenza palestinese, e ora rischia l'estradizione in Israele.

I suoi avvocati sostengono vi sia il rischio di trattamenti inumani e degradanti e chiedono il riconoscimento della protezione internazionale. Si tratta, ha detto l’avvocato Flavio Rossi Albertini, di "azioni di difesa del campo profughi dove risiedeva. Azioni paragonabili a quelle dei nostri partigiani”. Anche l'ONU in varie risoluzioni, ha riconosciuto il diritto dei popoli occupati a difendersi in armi.

Per questo Yaeesh è considerato da molti un combattente per la libertà palestinese, non un terrorista, e per opporsi all'estradizione è stato creato un Comitato che coordina iniziative di mobilitazione, sono state presentate interrogazioni parlamentari al ministro della giustizia Nordio e organizzati presidi fuori dal carcere di Terni, dove è detenuto.

Il presidente di A Buon Diritto Onlus, Luigi Manconi, sostiene che la richiesta di estradizione dovrebbe essere respinta, come già accaduto in analoghe situazioni, e che in caso contrario l'Italia potrebbe violare la Convenzione Europea dei diritti umani. Manconi chiede massima vigilanza sulle condizioni di Anan nel carcere di Terni.

Un Comitato di solidarietà con Anan Yaeesh ha lanciato una petizione online che ha raccolto migliaia di firme, l'hashtag #FreeAnanYaeesh è diventato virale sui social media, dimostrando un ampio sostegno alla causa e la mobilitazione di cittadini, attivisti e personalità pubbliche.

Questo farebbe ritenere che il governo non possa ignorare la richiesta ma a destra Anan è considerato un terrorista, come emerge da un articolo di Libero, che lo dipinge in modo molto diverso: "Anan Yaeesh è... un militante della resistenza palestinese con un curriculum da terrorista lungo mezzo metro. Le sue imprese principali: arrestato nel corso della seconda intifada, (...) ferito durante uno scontro a fuoco con l’esercito israeliano, fuggito in Europa sette anni fa e riarrestato lo scorso anno durante un viaggio in Giordania (o meglio rapito, secondo i suoi sostenitori) e rilasciato in circostanze poco chiare dopo sei mesi.”.

La descrizione di pericoloso terrorista con un passato oscuro e un curriculum che spaventa non è però suffragata dalla citazione di alcun coinvolgimento diretto in atti terroristici e ciò evidenzia come sia importante essere critici nei confronti delle informazioni che si ricevono e cercare di approfondire la conoscenza su questioni così delicate e complesse come i conflitti politici nel Medio Oriente.

Per chi voglia sostenere la causa di Anan, ecco il calendario dei prossimi appuntamenti:

Lunedì 11 Marzo: Bergamo e Genova

Martedì 12 Marzo: L'Aquila e Napoli

Giovedì 14 Marzo: Palermo

Venerdì 15 Marzo: Napoli

Sabato 16 Marzo: Torino

Domenica 17 Marzo: Venezia

Mercoledì 20 Marzo: Roma, davanti alla Corte di Cassazione

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