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08 marzo 2024
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Premier Australia denunciato alla CPI per complicità con Israele
di Gabriella Mira Marq

All’inizio di questa settimana, gli avvocati australiani hanno fatto la storia deferendo il primo ministro Anthony Albanese alla Corte penale internazionale (CPI) “come complice del genocidio a Gaza”.

La comunicazione di oltre 100 avvocati ha fatto di lui "il primo leader di una nazione occidentale ad essere deferito alla Corte penale internazionale ai sensi dell'articolo 15 dello Statuto di Roma", secondo una dichiarazione di Birchgrove Legal, la società con sede a Sydney che ha depositato il caso.

Altri nominati nel caso includono il vice primo ministro e ministro della Difesa australiano Richard Marles, il ministro degli Esteri Penny Wong e il leader dell’opposizione Peter Dutton. Li accusa di “non essere riusciti a prevenire o rispondere al genocidio commesso da Israele contro i palestinesi a Gaza e di essere stati complici nella realizzazione di questo genocidio”.

La richiesta fornisce informazioni sui crimini di competenza della CPI e chiede al pubblico ministero di avviare un'indagine proprio motu, o di propria iniziativa, secondo i poteri concessi dall'articolo 15, paragrafo 1, dello Statuto di Roma. Richiede inoltre un’indagine sulla “responsabilità per genocidio da parte del governo australiano ai sensi dell’articolo 25 (3) (c) e (d) in particolare … in applicazione della politica estera dell’Australia che fornisce supporto ideologico, offuscamento retorico, copertura politica e assistenza materiale alle azioni genocide prima facie di Israele contro il popolo palestinese a Gaza e in Cisgiordania”, si legge nel documento.

L'articolo 25, paragrafo 3, lettera c), stabilisce che una persona sarà penalmente responsabile e punibile per un reato se facilita la commissione di tale reato, aiuta, favorisce o altrimenti assiste nella sua commissione o nel suo tentativo di commissione, compreso fornendo i mezzi per la sua commissione”. La lettera d) stabilisce che una persona sarà penalmente responsabile e punibile per un reato se contribuisce alla commissione o al tentativo di commissione di “tale crimine da parte di un gruppo di persone che agiscono con uno scopo comune”.

“Tale contributo sarà intenzionale e dovrà: (i) essere effettuato con l'obiettivo di favorire l'attività criminale o lo scopo criminale del gruppo, laddove tale attività o scopo comporti la commissione di un crimine rientrante nella giurisdizione della Corte; ovvero (ii) essere effettuato con la consapevolezza dell'intenzione del gruppo di commettere il reato”, secondo il testo dello Statuto di Roma. Secondo gli avvocati, il dossier di 92 pagine inviato alla Corte penale internazionale contiene “una grande quantità” di prove raccolte negli ultimi cinque mesi. Gli avvocati hanno dato al pubblico ministero la possibilità di aggiungere il rinvio a un'indagine esistente della CPI relativa alla Palestina o di aprire un nuovo esame preliminare.

Nel dossier è citata la base di sorveglianza di Pine Gap che Australia e Stati Uniti gestiscono congiuntamente per scopi di intelligence e che, dicono i legali, "ottiene molti dati che vengono poi condivisi e non sappiamo a chi finiscono esattamente e per quale scopo vengono utilizzati". "Se c’è una complicità tra i nostri leader e i leader di Israele, ciò dovrebbe essere indagato e perseguito con tutta la forza della legge", ha affermato uno dei legali.

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