Osservatorio sulla legalita' e sui diritti
Osservatorio sulla legalita' onlusscopi, attivita', referenti, i comitati, il presidenteinvia domande, interventi, suggerimentihome osservatorio onlusnews settimanale gratuitaprima pagina
07 marzo 2024
tutti gli speciali

La resistenza delle donne di Palestina
di Rossella Ahmad

Mi è stato spesso chiesto: ma perché non scrivi sulla resistenza palestinese al femminile, perché non ne abbozzi una storia che possa essere utile per coloro che ripetono pappagallescamente i cliché della propaganda imperialista? Ci ho riflettuto a lungo e poi ho compreso che ho molto timore ad affrontare questo argomento che in realtà non è un argomento a sé. E quindi non prescinde dalla lotta palestinese anti-coloniale, che è un fenomeno collettivo.

La lotta femminile palestinese è un mare magnum che si inserisce nell'oceano della consapevolezza anticoloniale, che accomunava tutte le classi sociali ben prima della dichiarazione di Balfour. L'intera società palestinese aveva compreso sin dall'inizio che la lotta di liberazione nazionale era di vitale importanza per una identità concretamente minacciata.

L’inestricabile legame tra femminismo e lotta anticoloniale fu riconosciuto dunque immediatamente dal movimento femminile palestinese e non altrettanto dal movimento femminista panarabo che, nella figura di Hoda Shahrawi, aveva inizialmente sottovalutato il pericolo rappresentato dall'infiltrazione sionista in terra santa. In Palestina nacque quindi un femminismo patriottico abbracciato tutt'ora dalle figlie e dalle nipoti delle sopravvissute alla Nakba e sostenuto dalla scolarizzazione davvero unica delle bambine e delle giovani palestinesi.

Nur Masalha, storico palestinese, sottolinea come il movimento femminile palestinese sia cresciuto già a partire dalla seconda metà dell'ottocento, con il fenomeno di urbanizzazione e modernizzazione perseguito dagli illuminati governatori del tempo (Zuheir al-Umar e Ahmad al-Jazzar) che a sua volta diede vita al fenomeno della Nahda palestinese, la rinascita, con scuole maschili e femminili che nascevano su tutto il territorio, dalle città costiere a Gerusalemme che ne divenne il centro principale.

Per le famiglie più abbienti era un vanto ed un onore che le proprie figlie studiassero e si emancipassero culturalmente, spesso in rinomate scuole di indirizzo modernista e questa tendenza fu imitata dalla media borghesia e anche dai ceti più svantaggiati.

Negli anni ottanta del secolo scorso, David Grossman, durante il suo lavoro di conoscenza della popolazione palestinese culminato nel testo Il vento giallo, sottolineò questa peculiarità davvero singolare dei profughi palestinesi, che si indebitavano pur di consentire ai propri figli e figlie di studiare in università spesso estere.

Fu la crisi nazionale, sottolinea Fleischmann, a portare le donne palestinesi musulmane e cristiane, pioniere della Nahḍa femminile, ad agire nella società e a politicizzarsi, senza la mediazione degli uomini, conducendo autonomamente una duplice battaglia femminista e patriottica.

Nel 1936, quando scoppia lo sciopero generale che paralizza la Palestina per sei mesi, le donne partecipano alle manifestazioni, distribuiscono volantini: poi il movimento si estende e l’organizzazione della resistenza diventa clandestina. Le donne, allora, trasmettono segretamente le informazioni militari e trasportano le armi da una parte all’altra del paese, attraversando i posti di blocco.

"Dopo il 1947, la partecipazione della donna, in particolare nelle città, non era ostacolata: le donne scavavano trincee, alzavano barricate, costruivano ripari, cercavano armi e cibo, assicuravano le cure mediche. Nei primi mesi dello sciopero del 1936, 600 studentesse si riunirono a Gerusalemme dove, tra l’altro, votarono per il proseguimento dello sciopero generale finché non fossero stati raggiunti due obiettivi: fermare l’immigrazione massiccia degli ebrei e indire le elezioni nazionali. Sono numerosissime le storie di donne del popolo, soprattutto contadine, che portavano ai partigiani in montagna le armi nascoste nelle ceste di verdura. Alcune sono rimaste famose, come Khalila Ghazal, uccisa dai britannici nel 1936 mentre cercava di soccorrere dei compagni feriti".

L'esilio e la frammentazione del popolo palestinese non ha fermato questa tendenza, nonostante gli abbia sottratto cento anni di storia. Nel 1964 nasce l'Unione Generale delle donne palestinesi e quattro anni dopo vengono aperti campi femminili di addestramento militare, che hanno fornito alla resistenza combattenti di primo piano.

E questa è ovviamente solo una facciata del femminile palestinese. Nella società la loro presenza è determinante. In ogni settore della vita, della cultura, dell'impegno sociale e civile - dalla medicina alla poesia all'insegnamento al giornalismo - la loro presenza è massiccia ed incontrastata. Ed anche in questo caso, non si esaurisce facilmente la ricchezza di questo universo parallelo. Perché mai come nel caso palestinese la microstoria e la macrostoria si intrecciano ed è toccato alla microstoria tessere la tela di un'identità spezzata. Peggio: negata.

E la microstoria è quella delle madri, nei campi, che hanno alimentato nei decenni di diaspora la formazione della coscienza nazionale palestinese educando intere generazioni di uomini e donne pronte a sacrificarsi per la causa della liberazione della propria terra. Donne forgiate con l'acciaio, il cui simbolo è rappresentato oggi dalla dottoressa Amira al-Assuli, la donna che, sfidando i tiri dei cecchini, recuperò con coraggio il corpo di un ferito per trasportarlo in salvo e curarlo. O delle infermiere e sanitarie di un ospedale bombardato nel momento piu sanguinoso della storia palestinese, che, alla luce fioca di un lumino, impastavano e cuocevano il pane per nutrire i propri pazienti, a cui veniva negato il sostentamento.

Lontanissime dal femminismo colonialista delle Julia Hartley d'Occidente, convinte, loro, che abbiano qualcosa da insegnare alle Amira al-Assul di ogni centimetro di Medioriente e che, soprattutto, queste ultime siano interessate alle lezioni.

VAI A TUTTE LE NOTIZIE SU GAZA


per approfondire...

Dossier diritti

_____
NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI
CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org

°
avviso legale