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Soldati israeliani mostrano o indossano biancheria delle donne uccise
di Paolo Mossetti
È emersa, facendo il giro dei social, l'ennesima immagine di soldati IDF che dissacrano una casa occupata, indossando i capi intimi di una donna sfollata o uccisa.
Si aggiunge ad un crescente e già sterminato catalogo di comportamenti scioccanti da parte dell'esercito israeliano durante l'invasione di Gaza.
Nonostante ciò, la grande stampa ha affrontato il fenomeno con grande reticenza. La prima inchiesta sul tema arrivata nel mainstream è dei primi di febbraio, del NYT.
In Europa ci si focalizza sulla caccia ad artisti e intellettuali che dicono parole fuori posto, senza accorgersi che sono immagini del genere e non le richieste di boicottaggio ad alimentare l'odio tra popoli.
I giovani di mezzo mondo arrivano a queste immagini su Instagram e Tiktok, senza il filtro dei caporioni e senatori che tengono sotto scacco le redazioni tradizionali, e crescono odiando ciò che hanno visto.
La persistenza di questo comportamento da parte dell'IDF dovrebbe sollevare domande gravi sull'irresponsabilità del comando di Tel Aviv, ma anche sull'approccio cinico, rinunciatario e complice della Casa Bianca nel gestire la guerra.
Queste azioni hanno non solo alienato ancora di più i rapporti tra Israele e il mondo musulmano, ma danneggiato irreparabilmente la reputazione di Israele a livello globale, cancellando anni di soft power e evidenziando l'assenza, per troppo tempo, di una riflessione critica occidentale sulla condotta delle forze armate di un alleato-chiave.
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