 |
USA: cambia il vento e Kamala Harris mostra dispiacere per Gaza
di Rossella Ahmad
Kamala Harris ce l'ha fatta. Dopo 149 giorni e qualche ora, e dopo infinite esercitazioni dinanzi allo specchio, è riuscita a dichiararsi rattristata dalla carneficina di Gaza. Quasi da piangerci su, guarda.
Non facciamoci ingannare: questi sono cyborg ed hanno un piccolo masso al posto del cuore. Mostri, che si nutrono delle sofferenze dei popoli.
Sì sono accorti, in realtà, che qualcosa sta cambiando in USA. È questo ciò che temono. Della Palestina sventrata gliene fotte ben poco. E quindi, poiché ciechi non sono, hanno visto:
- Le manifestazioni oceaniche per la Palestina, da New York a Washington
- Una pubblica opinione sempre più incline al risveglio e ad interrogarsi su quale strada prendano le tasse dei contribuenti
- La presa di posizione netta di parte del mondo della cultura, della musica e del cinema.
- Rappresentanti del congresso continuamente incalzati da attivisti che chiedono loro conto dello sterminio in atto
- Una comunità ebraica che quasi unanimemente si è dissociata con orrore, costituendo il piccolo nucleo del dissenso che monta ogni giorno di più
- I giornali complici della propaganda sionista continuamente debunkerizzati e messi di fronte allo scempio di cui si sono costituiti complici
- L'azione, isolata ma carica di simbolismo, di Aaron Bushnell...
Ma soprattutto le elezioni primarie in Michigan, lo stato chiave per tutti i presidenti dem, che questa volta ha mostrato chiaramente di non aver gradito, anzi di avere in orrore, la vendita di armi ed il sostegno ad uno stato genocida e che, quindi, nell'urna ha palesato questo disagio con una caterva di voti mancanti. Uncommitted.
Piccola divagazione: la comunità islamica del Nord America, costituita quasi totalmente da immigrati libanesi e palestinesi, è sempre stata una comunità dinamica, produttiva e molto integrata nel tessuto sociale ed economico del paese, essendo costituita da individui scolarizzati e culturalmente vivaci.
La crescita di questa comunità, ed il possibile futuro peso nel cambiamento della linea ciecamente pro-israeliana dei governi USA, devono avere spaventato non poco la lobby sionista che detta ai presidenti le linee guida in materia di politica estera. Il clima di caccia alle streghe instaurato dopo un provvidenziale 11 settembre è servito proprio a questo. A contenere e tappare la bocca alla comunità, impedire l'arrivo di nuovi immigrati mediorientali, apporre su di essi lo stigma che ben conosciamo, rendendoli invisibili. Irrilevanti. Liberamente perseguibili.
Ma il genocidio in diretta da Gaza sta scompaginando quella oliata macchina di propaganda e crimini. Il risveglio definitivo del popolo americano segnerà la fine del progetto anti-storico, anti-umano ed anacronistico tentato dal sionismo in Palestina. Ecco perché cercano di impedirlo.
Ma è come voler porre degli argini ad un fiume in piena.
VAI A TUTTE LE NOTIZIE SU GAZA
 
Dossier diritti
|
|