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05 marzo 2024
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Gaza: strazio bimbo malato di cancro senza medicine né cibo
di Rossella Ahmad

Yazan al-Kafarneh, il bambino di dieci anni di cui avevo postato l'immagine due giorni fa, è morto oggi a Rafah.

Era una bambino malato di cancro, a cui, negli ultimi quattro mesi di vita, sono stati negati non solo le cure, ma anche il cibo, l'acqua ed i medicinali che servirebbero ad alleviare il dolore oncologico nella fase terminale della malattia.

Non vi mostro il video. Fa male agli occhi ed al cuore.

Avrebbe dovuto essere in ospedale, Yazan. Nelle sue condizioni critiche, deterioratesi drasticamente dopo appena una settimana dall' inizio dei bombardamenti, avrebbe avuto bisogno di calore ed assistenza. Di cibo mirato a sostenere un organismo gravemente ammalato. Ciò che ha avuto sono stati continui spostamenti su mezzi di fortuna, tra le bombe, sotto la pioggia, nel gelo dell'inverno. All'addiaccio. Fino a Rafah, in attesa di un po' di compassione. Che non ha avuto.

Il suo corpicino incartapecorito è stato già sepolto in quella enorme fossa comune che è Gaza.

Vorrei che tutti pensassero a questa eventualità. Avere una persona cara in fin di vita e non poterne alleviare le sofferenze. Non riuscire a nutrirla. Non poterla lavare, curare, assistere come qualsiasi essere umano meriterebbe nell'ultima fase della sua vita. Costretta a scappare da morte certa una volta, due, tre.

A Gaza, tra le tante cose di cui è impedito l'accesso, i farmaci antitumorali e palliativi sono al primo posto della lista, assieme agli anestetici ed ai kit di pronto soccorso e di assistenza per le partorienti.

Donne che indubbiamente sono meno sorelle per le illuminate femministe di questo occidente in putrefazione.

Penso ai neonati che non hanno latte. Chi è madre conosce bene la preoccupazione e la sofferenza immane generate dal non poter nutrire il proprio bambino. È un istinto naturale che a Gaza è stato represso. Penso all'ambascia enorme delle madri, alla rabbia dei padri che corrono su e giù tra le macerie, cercando non si sa cosa.

E penso alla Corte Internazionale dell'Aja che attende ancora, e noi con essa.

La mia pelle sembra punta da migliaia di spilli al momento. Non oso immaginare loro.

Non posso immaginarlo. Si soffre.

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