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01 marzo 2024
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Bugie del New York Times sugli stupri
di Alessandro Ferretti *

Vi ricordate l'articolo del New York Times del 28 dicembre scorso, in cui si dichiarava con assoluta certezza che il 7 ottobre Hamas si era responsabile di "stupri di massa" deliberatamente organizzati nel bel mezzo di un'operazione militare?

Forse ricorderete che questo articolo era già stato completamente smontato dai giornalisti di Grayzone, che in un articolo memorabile avevano vagliato pezzo per pezzo tutte le "prove" citate dal NYT. Oltre a rimarcare l'assoluta assenza di prove forensi o comunque tangibili, Grayzone aveva verificato la credibilità delle testimonianze scoprendo di tutto e di più: racconti cambiati continuamente, testimoni totalmente inaffidabili, membri di associazioni che avevano lucrato sull'orrore chiedendo donazioni e via discorrendo.

Quello che però ancora non sapevamo, e che è stato scoperto l'altro giorno, è questo: una degli autori di questo articolo di inchiesta, Anat Schwartz, israeliana cooptata dal NYT dopo il 7 ottobre, non solo non è una giornalista, ma aveva ripetutamente e pubblicamente supportato post apertamente genocidari su twitter, tra cui alcuni che riportavano falsità assodate (come la bufala dei 40 bambini decapitati) e altri che addirittura sono stati portati alla corte dell'Aja come prova delle intenzioni genocidarie degli israeliani.

Per intenderci, post in cui si chiedeva di trasformare Gaza in un mattatoio, di ammazzare i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, di "violare ogni norma sulla strada della vittoria", post che definivano i palestinesi "animali" meritevoli di un "olocausto", e così via.

Ma non solo: un altro autore del delicatissimo articolo del prestigiosissimo NYT è stato Adam Sella, neolaureato giornalista con ben *due* pezzi al suo attivo, specializzato (lo so, è incredibile) in "cucina e cibo sostenibile", che viene improvvisamente arruolato dal NYT appositamente per fargli scrivere questo articolo. VIene da chiedersi come sia possibile che il NYT scelga un giornalista di cucina, con ZERO esperienza sia in generale che nel campo della violenza sessuale in particolare, per affidargli un articolo così cruciale... ebbene, indovinate un po'? Sella è il NIPOTE di Anat Schwartz, l'autrice di cui sopra.

Ma non basta: in un'intervista, una delle persone intervistate nell'articolo ha affermato che Schwartz e Sella l'hanno chiamata più volte, insistendo per sentirla, spiegandole che la sua partecipazione all'articolo era estremamente importante per aiutare "la propaganda israeliana".

Di questo scandalo allucinante si è parlato abbastanza negli Stati Uniti: il NYT ha annunciato un'indagine interna che probabilmente si concluderà licenziando il capro espiatorio Anat Schwartz, evidentemente già scelta in partenza come persona sacrificabile nel caso qualcosa fosse andato storto.

* Coordinatore Commissione Pace dell'Osservatorio Stupri 7 ottobre: testimoni israeliani smentiscono inchiesta del NYT Stupri di Hamas: testimoni e redazione contro articolo del NYT

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