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Immolazione di Bushnell dà la sveglia su Gaza
trad. di Alessandro Ferretti
"Uno dei motivi principali per cui l’autoimmolazione di Aaron Bushnell sta avendo un impatto così sconvolgente sulla nostra società è perché si tratta dell’atto di sincerità più profondo a cui ognuno di noi abbia mai assistito.
In questa civiltà fraudolenta, dove tutto è falso e stupido, non siamo abituati a tanta sincerità. Siamo abituati a un’insulsa cultura mainstream fabbricata a New York e Los Angeles, a celebrità svampite che non parlano mai di qualcosa di reale, all’attivismo autopromozionale su Instagram, a fazioni politiche artificiali progettate per incanalare il malcontento populista nel sostegno alla politica dello status quo, a m*rdosi atteggiamenti liberali “Ti ascolto, sono con te [ma in realtà non farò nulla]”, a mass media votati alla propaganda infinita, a una distopia in cui quasi tutti vivono le loro vite come sonnambuli nella nebbia indotta da manipolazioni psicologiche.
Questo è il tipo di esperienza che siamo stati condizionati ad aspettarci qui, all’ombra dell’impero occidentale. E poi, dal nulla, arriva un ragazzo dell’Air Force e fa qualcosa di vero. Un qualcosa che più autentico e sincero non potrebbe essere, con le intenzioni più nobili.
Ha trasmesso in live streaming se stesso mentre si dava fuoco e bruciava fino a morire per attirare l’attenzione della gente su quanto siano effettivamente orribili le atrocità sostenute dagli Stati Uniti a Gaza. Sapeva benissimo quanto sarebbe stato doloroso. Sapeva benissimo che sarebbe morto o al più sopravvissuto con ustioni orribili che gli avrebbero fatto desiderare la morte. Sapeva benissimo che, una volta collegata la fiamma alla benzina versata sul suo corpo, non sarebbe più stato possibile tornare indietro.
Non si è tirato indietro. Non è andato a casa a rimpinzarsi di snack e pettegolezzi nella chat di gruppo, o a cercare qualche forma insulsa di evasione su Netflix o Pornhub. Ha acceso la fiamma. All’inizio ha anche fatto fatica anche ad accenderla, ma ha insistito.
Non c’è niente nella nostra società che possa prepararci a questo tipo di sincerità, a questo altruismo, a questa purezza di intenzioni. Ci lascia pietrificati, come se la trama del nostro mondo fosse stata fatta a pezzi. E, in un certo senso, è ciò che è successo.
Non viviamo più nello stesso mondo in cui vivevamo prima che Aaron Bushnell si desse fuoco all’una di pomeriggio del 25 febbraio. È stato un atto esageratamente sincero commesso nella città meno sincera del pianeta. Ha sconvolto così tanto l’ordine delle cose da rendere impossibile che tutti i pezzi tornino completamente al loro posto.
Io stessa sono cambiata per sempre. Mi ritrovo ad riaffrontare il genocidio di Gaza con occhi nuovi, rinnovato vigore e determinazione invincibile. Ora scrivo con un nuovo tipo di fuoco nelle viscere.
E guardandomi intorno vedo che è più o meno lo stesso per gli altri. Laddove prima cominciavamo a vedere l’opposizione all’incenerimento di Gaza perdere un po’ di energia, a causa della disperazione e di quanto sia difficile mantenere l’energia per mesi e mesi, ora stiamo assistendo a un entusiasmo elettrizzante.
Ancora più importante, tutto questo sta scombussolando le cose non solo tra i sostenitori dei palestinesi, ma anche nella società mainstream. Stiamo vedendo le ultime parole di Bushnell sulla complicità dell’impero statunitense con il genocidio condivise su reti mainstream come CNN e ABC, mentre gli apologeti di Israele corrono in giro inciampando da soli cercando di dire alla gente che a nessuno importa cosa ha fatto Bushnell, come un incel che manda a una donna dozzine di messaggi per dirle che non gli importa che lei abbia rifiutato le sue avances.
Un membro dell’esercito americano che si dà fuoco mentre grida “Palestina libera” è assolutamente devastante per le strategie mediatiche di Israele e degli Stati Uniti, perché scuote le persone come nessun’altra cosa potrebbe mai fare.
In tutta la nostra finta distopia plastica le persone stanno ora aprendo gli occhi, dicendo “Aspetta, quell’uomo cosa ha fatto? Perché? Pensavo che niente contasse tranne il mio benessere, i miei sentimenti e la mia piccola cerchia di persone a cui tengo. Il mio Paese è complice di cosa? È possibile che mi sia sfuggito qualcosa di importante?”.
Con il suo profondo atto di sincerità, Aaron Bushnell ha esteso al mondo un invito a un modo molto diverso di vedere la vita. Un invito a squarciare il velo della superficialità e del narcisismo verso un’autenticità radicale e una profonda compassione per i nostri simili. Verso una nostra profonda sincerità, con la quale possiamo scuotere il mondo per risvegliarlo, ognuno a suo modo.
All’una del pomeriggio del 25 febbraio, Aaron Bushnell non ha acceso solo il fuoco che l’ha consumato. Ha acceso anche un fuoco che ci spinge ad agire. Un fuoco che illumina la strada. Un fuoco che ci ispira. Un fuoco che ci mostra un altro modo di essere. Un fuoco che ci mostra che un mondo migliore è possibile.
Non dimenticheremo il suo messaggio. Non potremmo, neanche se ci provassimo."
Questo post è una traduzione di un articolo di Caitlin Johnstone.
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