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28 febbraio 2024
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Minacce di morte al regista della Berlinale che ha parlato di Palestina
di Rossella Ahmad

Yuval Abraham, il regista israeliano premiato nella oramai famigerata Berlinale, ha scritto un lungo post su Instagram, che riassumo brevemente.

La sua famiglia ha ricevuto la visita poco piacevole di un gruppo israeliano di estrema destra ed è dovuta scappare in un'altra città nel cuore della notte. Lui continua a ricevere minacce di morte e tali minacce diventano ancora più concrete per il co-autore palestinese del documentario premiato durante la rassegna, il quale, narra l'autore, vive circondato dalla violentissima colonia abusiva di Masafer Yatta.

"Ho semplicemente parlato di apartheid. Di disuguaglianza in Palestina, per cui a me israeliano sono concessi diritti che lui, palestinese, non ha. Ed ho parlato di cessate il fuoco. Queste parole, oggi, sono sufficienti per essere definiti antisemiti sia in Israele che in Germania. Ed è questo l'aspetto più disturbante della questione: che i politici tedeschi nel 2024 riescano a strumental izzare il termine anti-semita in maniera tale da mettere a rischio delle vite umane. La mia, certo. Io, figlio di sopravvissuti ai campi di concentramento. Ma quella di Basel, che vive sotto occupazione militare, Ancor più. Se questo è il risultato del vostro senso di colpa, a me non serve".

Curiosamente, fb mi ricorda che in questo stesso giorno dell'anno scorso , la Germania cancellava un concerto di Roger Waters a causa delle sue prese di posizione sulla questione palestinese. Anche a lui fu affibbiata la solita parolina magica di antisemita, il mezzo più consono e più strumentale per mettere a tacere ogni critica e stoppare istantaneamente il discorso sulla Palestina, come giustamente dichiarò Shulamit Aloni, ex membro della knesset.

Siamo nella fase finale, terminale, del pensiero libero e della capacità soggettiva di interpretare i fatti. Una discesa progressiva ed inarrestabile verso abissi di idiozia collettiva e di servilismo ridicolo ancora più che parossistico. E mi chiedo come ci si senta ad essere tedeschi oggi. Se il ben noto nervo scoperto imporrà loro comportamenti pagliacceschi ancora a lungo e per quanto millenni.

Se la coda di paglia infinita avrà qualche possibilità di bruciare e consumarsi un giorno, se ci sarà mai la possibilità di recuperare un po' di orgoglio collettivo e fermarsi per un attimo a pensare: "Ma dopotutto non siamo noi il simbolo della cattiveria incarnata, come ci hanno fatto credere. Noi, i tedeschi ordinari, neanche sapevamo ciò che accadeva. Non vi erano immagini, né video, né condivisioni, né dibattiti televisivi. Forse, se avessimo saputo, lo avremmo impedito. Non come coloro che si sono posizionati al valico di Rafah per impedire l' ingresso di cibo ed acqua per i deportati di Gaza, come coloro che firmano le bombe che sventrano i bambini innocenti. Loro vedono ciò che accade, e quindi sono incommensurabilmente più cattivi, più malvagi, più colpevoli. Se vi è un simbolo della malignità incarnata sono loro, non noi. Ed è saggio essere dalla parte di costoro?"

Per non parlare della miserevole condizione economica in cui ci troveremo a breve, i tedeschi e noi a seguire. Dissanguati per volere dell'impero. Di un impero in piena decadenza, per giunta.

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