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Sachs: Biden si riprenda la politica USA dalle mani della lobby israeliana
di Rico Guillermo
Il presidente Joe Biden si trova intrappolato tra la potente lobby israeliana e l’opinione degli elettori americani e della comunità mondiale. Dato il potere della lobby israeliana e le somme che spende in contributi elettorali, Joe Biden sta cercando di agire in entrambe le direzioni: sostenere Israele ma non appoggiare l’estremismo israeliano.
Lo spiega il saggista e docente universitario di Harvard Jeffrey Sachs, affermando che Biden e il Segretario di Stato Antony Blinken sperano di invogliare i paesi arabi a intraprendere un altro processo di pace a tempo indeterminato con la soluzione dei due Stati come obiettivo lontano e mai raggiunto.
Gli estremisti israeliani ovviamente bloccherebbero ogni passo di questo percorso e, dice Sachs, Biden tutto questo lo sa ma vuole la foglia di fico di un processo di pace. Biden sperava anche fino a poco tempo fa che l’Arabia Saudita potesse essere indotta a normalizzare le relazioni con Israele in cambio di aerei da combattimento F-35, accesso alla tecnologia nucleare e un vago impegno per un’eventuale soluzione a due Stati… un giorno, in qualche modo.
Tuttavia i sauditi non intendono collaborare su questa linea. Lo hanno chiarito il 6 febbraio e ribadito due giorni fa, affermando che la normalizzazione dei rapporti con Tel Aviv è subordinata "alla fine dell'assedio sulla popolazione di Gaza; l'evacuazione delle vittime civili; l’impegno nei confronti delle leggi e delle norme internazionali e del diritto umanitario internazionale, e per portare avanti il processo di pace in conformità con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e delle Nazioni Unite, e l’Iniziativa di Pace Araba, che mira a trovare una soluzione giusta e globale e stabilire uno stato palestinese indipendente basato sui confini del 1967, con Gerusalemme Est come capitale".
A livello nazionale, dice Sachs, Biden affronta l’AIPAC (il comitato per gli affari pubblici israeliani-americani, l’organizzazione principale della lobby israeliana: "Il successo di lungo periodo dell’AIPAC è quello di trasformare milioni di dollari di contributi elettorali in miliardi di dollari di aiuti statunitensi a Israele, un rendimento sorprendentemente alto". Attualmente, l’AIPAC mira a trasformare circa 100 milioni di dollari di finanziamenti per la campagna elettorale per le elezioni di novembre in un pacchetto di aiuti supplementari da 16 miliardi di dollari per Israele.
Finora Biden sta appoggiando l’AIPAC, anche se perde gli elettori più giovani. In un sondaggio dell’Economist/YouGov del 21-23 gennaio, il 49% dei giovani di età compresa tra i 19 e i 29 anni ritiene che Israele stia commettendo un genocidio contro i civili palestinesi. Solo il 22% ha affermato che nel conflitto israelo-palestinese le proprie simpatie sono per Israele, contro il 30% per la Palestina, e il restante 48% “più o meno uguale” o incerto. Solo il 21% è d’accordo con l’aumento degli aiuti militari a Israele. Israele ha completamente alienato i giovani americani.
Mentre Biden ha chiesto una pace basata sulla soluzione dei due Stati e sulla riduzione della violenza a Gaza, Netanyahu lo ha sfacciatamente messo e provocato. Eppure è Netanyahu, e non Biden, a prendere ancora le decisioni a Washington. Mentre Biden e Blinken si torcono le mani di fronte all’estrema violenza di Israele, Netanyahu ottiene le bombe statunitensi e persino il pieno sostegno di Biden per i 16 miliardi di dollari senza regole da parte USA.
Per comprendere l’assurdità – e la tragedia – della situazione, si consideri la dichiarazione di Blinken a Tel Aviv il 7 febbraio. Invece di porre limiti alla violenza di Israele, resa possibile dagli Stati Uniti, Blinken ha dichiarato che "spetterà agli israeliani decidere cosa vogliono fare, quando vogliono farlo, come vogliono farlo. Nessuno prenderà quelle decisioni per loro.".
Gli Stati Uniti hanno usato il loro potere di veto per respingere il progetto di risoluzione algerino del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiedeva un cessate il fuoco immediato. Biden ha presentato un’alternativa debole, chiedendo un cessate il fuoco “non appena possibile”, una affermazione inconsistente.
Per Sachs, Biden si deve riappropriare della politica americana e "gli Stati Uniti dovrebbero smettere di sostenere le politiche estremiste e del tutto illegali di Israele. Né gli Stati Uniti dovrebbero spendere altri fondi per Israele a meno che e finché Israele non vivrà nel rispetto del diritto internazionale, inclusa la Convenzione sul genocidio, e dell’etica del 21° secolo."
Biden, continua il saggista statunitense, "dovrebbe schierarsi con il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel chiedere un cessate il fuoco immediato e un passaggio immediato verso la soluzione dei due Stati, compreso il riconoscimento della Palestina come 194esimo Stato membro delle Nazioni Unite, una mossa attesa da più di un decennio". La Palestina ha chiesto infatti l’adesione all’ONU nel 2011.
Biden, conclude Sachs, ha ancora la possibilità di essere il presidente degli Stati Uniti che ha impedito il genocidio invece che come quello che lo ha sostenuto.
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