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21 febbraio 2024
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Julian Assange non è un giornalista? Loro dicono di sì
di Rita Newton

Huffington Post, anche a tanti sembra equidistante, pubblica oggi un articolo in cui si dice che Assange è agli antipodi di Navalny: "Navalny si è spontaneamente consegnato alla finta giustizia di uno Stato autocratico (la Russia) per tutelare la libertà altrui, mentre Assange si sottrae alla giustizia di uno Stato democratico (gli Stati Uniti) per tutelare la propria, personale libertà. E non regge il paragone fatto da molti, soprattutto nel mondo grillino, con i tanti giornalisti che rischiano la prigione per aver legittimamente esercitato la libertà di stampa. Il paragone non regge per il semplice fatto che Julian Assange non è un giornalista, ma un attivista politico e non utilizza gli strumenti del mestiere di giornalista, ma quelli dell’agente di un servizio di intelligence ostile.". Simili concetti esprime lo schieratissimo Il Foglio.

A parte la risibile affermazione sulla giustizia degli Stati Uniti come quella di Paese democratico - visti Guantanamo e il bilancio di giustizia e carceri statunitensi cui abbiamo dedicato due dossier - spiace comunicare all'autore del pezzo che dal 5 febbraio 2022 Julian Assange è iscritto all’Ordine dei giornalisti italiani con il seguente commento del presidente dell'Ordine Carlo Bartoli “Difendere Assange significa difendere il diritto di cronaca, la libertà di informazione e l’incolumità dei whistleblower. Per questo abbiamo deciso di iscrivere all’Ordine dei giornalisti Julian Assange. Se una corte inglese deciderà di estradarlo negli Usa, in Inghilterra – che è stata la culla del diritto di cronaca – si celebrerà il funerale della libertà di informazione”.

Mentre solo la settimana scorsa la Federazione internazionale dei giornalisti (IFJ) e la Federazione europea dei giornalisti (EFJ), in una dichiarazione congiunta per l’udienza di appello a Londra il 20 e 21 affermavano "Il procedimento giudiziario in corso contro Julian Assange mette a repentaglio la libertà dei media in tutto il mondo”. L’IFJ e l’EFJ, che rappresentano quasi 200 sindacati e associazioni di giornalisti nel mondo, si sono opposti all’estradizione di Assange dopo la pubblicazione degli incitamenti statunitensi ai sensi dell’US Espionage Act.

Maja Sever, presidente dell’EFJ, ha dichiarato: “I giornalisti e i loro sindacati hanno riconosciuto fin dall’inizio che Julian Assange è stato preso di mira per aver svolto compiti che sono il lavoro quotidiano di molti giornalisti: cercare un informatore e denunciare la criminalità. Siamo dalla parte dei giornalisti di ogni convinzione politica e nazionalità e diciamo che Assange dovrebbe essere liberato immediatamente”.

Dominique Pradalié, presidente dell’IFJ, ha affermato: “Le azioni per le quali gli Stati Uniti chiedono di perseguirlo sono chiaramente giornalistiche. La condanna di Julian Assange costituirebbe una minaccia per tutti noi”.


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