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20 febbraio 2024
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Putin, la gogna e i manganelli
di Rita Guma *

Dopo due anni di "putiniano" arriva ora l'etichetta di "complottista" per coloro che ritengono che dietro la morte di Navalny possa non esserci Putin ma gli occidentali, visto che l'unico che viene danneggiato da questa morte è proprio Putin mentre UE e atlantisti vari se ne avvantaggiano soltanto.

Premetto che dei complotti io sono stata vittima accertata e con me l'Osservatorio, essendo stata inserita nel dossier dell'agente deviato del SISMI Pio Pompa, coinvolgimento che appresi da La Repubblica (allora ben altro giornale), che vide vittime anche magistrati e giornalisti critici verso Berlusconi.

E tutti coloro che abbiano studiato la storia prima dei recenti ritocchi, sanno che di complotti gli USA e la Gran Bretagna ne hanno portati avanti per mezzo secolo almeno, durante la guerra fredda, con l'operazione Condor per sostenere i dittatori in America Latina, in Africa (dove la Francia pure non scherza), e in Iraq, dove un segretario di stato sbeffeggiò il mondo sventolando all'ONU una provetta e ci dissero che c'erano foto satellitari di impianti di produzione di armi batteriologiche che invece erano serbatoi d'acqua. Tutto per farci diventare complici di guerre per mantenere il potere o succhiare risorse.

Non si capisce perché nel caso di Navalny il delitto non possa essere stato commissionato dall'Occidente, che si è affrettato a dichiarare e organizzare e trovare pure una testimonial (una povera vedova, che fa simpatia, ma che hollywoodianamente era vestita come la CEO di una big Company, come peraltro ha sempre fatto la moglie di Zelensky, che riusciva a piastrarsi i capelli anche quando in Ucraina mancava la corrente).

Lo so, la mia ironia su tali aspetti sembra spietata visto che è morto prematuramente un essere umano ma invece sono proprio questi soggetti ad essere spietati e a gettare ombra con certi teatrini su quelle morti e a strumentalizzarle, il che confligge certo con il rispetto dovuto ad un trapassato.

E veniamo a gogna e manganelli del titolo. La maggioranza degli italiani, lo dicono i sondaggi, che hanno tenuto per tutto il periodo della guerra in Ucraina, non volevano inviare armi a Kiev e invece abbiamo inviato in totale 1,3 miliardi di euro, collocandoci al 15° posto nella lista dei paesi donatori. Circa 700 milioni di euro di questo sostegno costituiscono armi e attrezzature militari.

Putin è stato demonizzato in tutti i modi, la sua salute messa ampiamente in subbio, il suo esercito sminuito, le sue possibilità di vittoria azzerate nella narrazione, ma la gente ha continuato a pensare che non si dovessero inviare nuove armi in Ucraina. Peraltro i riflessi sull'economia delle sanzioni lo hanno sentito gli Italiani e gli europei, non i nostri governanti, pagati per sottrarci risorse. E Putin sta vincendo, lo ammette finalmente anche il buon Caracciolo, che prima diceva tutt'altra cosa.

E allora ci vede essere, per l'Ucraina e per altri conflitti mondiali in cui foraggiamo una delle parti in causa in situazioni moralmente compromesse, una narrazione ufficiale che sorregga la proclamata giustezza della causa. Se la si mette in dubbio, proprio perché sono storielle fragili e senza alcuna prova, quando non con molte prove contrarie, scatta il discorso del putiniano e del complottista che autorizza a mettere alla gogna o escludere chi mostra di ragionare portando argomenti perfettamente ragionevoli contro la tesi mainstream.

Questo accade se chi dissente parla singolarmente. Se invece scende in piazza, dato che chi dissente è in realtà maggioranza nel paese, viene fermato con i manganelli della dittatura della minoranza che non può permettersi l'escalation di dissidenze, almeno di quelle che non può strumentalizzare saltando su quella barricata all'ultimo minuto.

Per questo fa ancor più ridere che costoro facciano una manifestazione per il dissidente Navalny nella quale peraltro uno che la pensa diversamente - quindi un dissidente dalla linea ufficiale - viene squadristicamente fischiato per metterlo a tacere (d'altra parte Navalny apparteneva alla destra estrema, quindi così lo hanno degnamente celebrato).

E il fatto che costoro manifestino per Navalny coprendo - con ore di servizi giornalistici, roboanti dichiarazioni e fiaccole - l'udienza di Assange, dissidente planetario di cui oggi a Londra si decide il destino, dimostra quanto sia genuina la loro presa di posizione per i diritti in carcere e per la tutela di chi dissente.

* Presidente Osservatorio


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