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20 febbraio 2024
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La strage dei grilli
di Rinaldo Battaglia *

Il 20 febbraio 1945 una pattuglia partigiana del 'battaglione Brill', divisione Garemi, stava rientrando da un’azione di prelevamento a S. Benedetto, nella zona di Quargnenta. In località Bei il gruppo si divise: una parte proseguì per Piana e una parte si diresse a contrada Grilli, dove esistevano dei bunker sotterranei scavati dai partigiani per ricoverarsi dal rigido inverno.

Ad attenderli ai Grilli quel giorno vi era un nutrito gruppo, circa 40 uomini, della Brigata Nera di Valdagno (Vicenza), avvertiti da alcune spie del posto.

“Riccardo” (Bovo Lucato) e “Ortiga” (Antonio Povolo) che camminano davanti alla pattuglia vennero subito catturati; “Guerrino” (Gaudenzio Faccin) venne ucciso mentre gli altri partigiani si davano alla fuga. I fascisti, grazie ad una piantina tracciata seguendo le indicazioni dei delatori, andarono a colpo sicuro: nel bunker adiacente l’abitazione di Santo Faccin scovarono “Ferro” (Danilo Faccin), figlio di Santo e fratello di “Guerrino”, e “Drago” (Sivano Roncari), ferito in un precedente scontro a fuoco.

I quattro partigiani catturati vennero legati, insieme a Santo Faccin, ad una recinzione della contrada e interrogati. I partigiani furono picchiati e torturati prima di essere uccisi: Irene Lucato, giunta il giorno seguente nella contrada, testimoniò che il corpo di “Riccardo” (Bovo Lucato), suo cugino, presentava un buco nel petto “dentro il quale si poteva entrare con un pugno […] uno degli occhi era fuori dall’orbita, i denti erano stati tolti con le baionette […] erano stati messi allo scoperto i tendini dei polpacci, come si fa per i maiali per appenderli. Non so se lo hanno attaccato anche lui. Certo che l’avevano tagliato lì in mezzo alle gambe.”

Antonio Cabianca, becchino di Brogliano incaricato di recuperare i cadaveri, raccontò che “i corpi sformati erano sparsi per il prato, la neve era tutta calpestata e rossastra. Strisce di sangue denunciavano che i corpi erano stati trascinati qua e là prima di essere uccisi. Il riconoscimento è stato difficile perché i loro volti erano tumefatti dalle botte e sfigurati dalle pugnalate. Ad Ortiga dovevano aver piantato più volte il pugnale in bocca perché era tutta maciullata. A Riccardo gli avevano tagliato gli organi genitali e glieli avevano conficcati in bocca. Ferro, Guerrino e Drago erano tutti insanguinati, pugnalati in varie parti del corpo.”

La strage venne rivendicata dalla Brigata Nera di Valdagno attraverso un manifesto a stampa. Dai testi e documenti di Giancarlo Zorzanello, (a cura di Maurizio Dal Lago) “Sempre con la morte in gola”, dell’Archivio storico della Brigata Stella – Divisione Garemi 1 gennaio – 22 settembre 1945 (edizioni Menin, Schio, 2008; pp. 178-179), di Vittoriano Nori (“La Brigata Nera. Storia documentata della IV Compagnia “Antonio Turcato” della Brigata Nera della Valle dell’Agno negli anni della guerra civile 1944-1945, Scripta edizioni, Costabissara (VI), 1997; pp. 39-41, 92-101), di Pierluigi Dossi (“Rastrellamenti e rappresaglie nel Vicentino 1943-1945”) e dalla Scheda compilata da Piero Casentini (nell’Atlante Stragi Nazifasciste) risulta che le vittime furono:

Lucato Bovo “Riccardo”, fu Gelindo, nato a Brogliano (VI) nel 1921. Partigiano combattente.
2. Povolo Antonio “Ortiga”, di Pietro, nato a Recoaro Terme (VI) nel 1921. Partigiano combattente.
3. Roncari Silvano “Drago”, fu Pietro, nato a Selva di Progno (VR) nel 1921. Partigiano combattente.
4. Faccin Gaudenzio “Guerrino”, di Santo, nato a Brogliano (VI) nel 1926. Partigiano combattente.
5. Faccin Danilo “Ferro”, di Santo, nato a Brogliano (VI) nel 1923. Partigiano combattente.

Violenze connesse all’episodio:

In contrà Molino venne saccheggiata l’abitazione di Pernigotto Giovanni di Angelo.
A Quargnenta venne saccheggiata l’abitazione di Faccin Santo Simeone di Antonio e Castagna Caterina.
In contrà Caliari di Crespadoro venne dato alle fiamme un fabbricato rurale di Bauce Ermenegilda.
Per quanto concerne il nome dei carnefici vennero identificati: i fascisti della IV Compagnia “Antonio Turcato” di Valdagno, appartenente alla 22° Brigata Nera “A. Faggion” di Vicenza.

E precisamente: Tomasi Emilio (era il capo della BN di Valdagno). Benincà Antonio Castagna Florindo Dainese Roberto Donadello Armando Fornaia Amelio Gavasso Ederino Gavasso Emilio Gemo Vittorio Marchioro Giovanni Muhlbauer Francesco Muhlbauer Mario Pregrasso Paolo Pernigotto Cego Eliezer Piccoli Pietro Pozzani Giancarlo Roberti Carlo S. Comparin Bruno Zamperetti Gio.Batta Zattera Giovanni.

La Corte d’Assise Straordinaria di Vicenza, in data 13/12/1945, condannò: Castagna Florindo alla pena dell’ergastolo, Piccoli Pietro a 26 anni di reclusione, Scomparin Bruno a 20 anni di reclusione, Fornasa Amelio a 28 anni di reclusione, Gavasso Emilio a 4 anni di reclusione più 3 di riformatorio, Donadello Armando a 14 anni di reclusione, Muhlbauer Francesco a 18 anni di reclusione.

La Corte d’Assise Straordinaria di Vicenza processò Giovanni Bertoldo e Angelo Rigon per aver comunicato ai brigatisti neri il nascondiglio dei partigiani. Bertoldo venne assolto per insufficienza di prove e Rigon per mancanza di ogni prova sulla sussistenza del fatto.

20 febbraio 2024 - 79 anni dopo - Rinaldo Battaglia

* Coordinatore della Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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