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Piantedosi: chi lo critica oggi ma ha aiutato la sua carriera
di
Cristiano Bordin
Piantedosi si presta bene a rappresentare il volto truce del potere esercitato esclusivamente sui più deboli.
In faccia sembra abbia stampata quella famosa battuta pronunciata da Gian Maria Volontè nell'indimenticabile "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto": "Repressione è civiltà".
E la repressione in questi periodi arriva puntuale: ai presidi, alle manifestazioni, addirittura, in situazioni assolutamente tranquille, le identificazioni che da inevitabili diventano poi imbarazzanti.
E' interessante però ripercorrere la sua carriera per scoprire come il suo percorso sia arrivato fino al Viminale con un consenso assolutamente bipartisan.
Piantedosi viene nominato prefetto di Bologna nel 2017 da Marco Minniti, Pd, poi viene assunto come capo di gabinetto da Salvini, allora ministro dell'interno, nel primo governo Conte, quello "gialloverde". Cade il governo ma Piantedosi resta in piedi, anzi prosegue nella sua carriera: la ministra Lamorgese- ministra dell'interno prima col governo Conte 2 e poi con il governo Draghi- prima lo nomina e poi lo conferma prefetto nella prefettura più ambita d'Italia, quella di Roma.
E' il trampolino di lancio perfetto per la sua nomina a ministro con l'attuale governo.
Un percorso senza ostacoli con quattro maggioranze diverse: un vero uomo al servizio delle istituzioni.
Chi lo critica giustamente oggi, però, dovrebbe fare almeno ammenda per averlo averlo messo sulla rampa di lancio per una carriera folgorante. Difficile che succeda.
Intanto manganellate e identificazioni proseguono...
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