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18 febbraio 2024
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L'Italia imbavagliata
di Viviana Vivarelli

L'ITALIA IMBAVAGLIATA- Viviana Vivarelli. Ogni giorno che passa, in Italia la democrazia muore, muoiono i diritti costituzionali, muore la libertà dei cittadini e regrediamo sulla scala dei valori civili.

Non c'è solo la frase innocente e umanissima di Ghali contro i genocidi, subito censurata dallo zelante AD della Rai, non c'è solo una informazione pubblica martellante e menzognera, si moltiplicano gli episodi di repressione per cui sempre più si stabilizza un regime a senso unico che attacca il dissenso e che ci fa tornare ai tempi bui della dittatura fascista, peggio di quanto fece Berlusconi.

È davvero mostruoso sentire i dibattiti in tv dove alacri politicuzzi attaccano il povero giovane che si è permesso di accennare al genocidio, affermando che la parola "genocidio" è del tutto falsa e diffamatoria per Israele, mentre prosegue il massacro di un popolo nell'indifferenza letale delle istituzioni internazionali, allo stesso modo con cui con simile inerzia i governi accettarono senza reagire lo sterminio nazista dei Polacchi o degli ebrei.

Dunque la storia si scrive a colpi di manganello, mentre forze bieche tentano di demolire il divieto della tortura da parte delle forze dell'ordine, in vista di attentati ben peggiori all'habeas corpus.

Sono sepolti ormai gli autoelogi di una Europa che si vantava di non aver mai fatto guerre per 50 anni, mentre la sua autorità si disfa orrendamente, giorno dopo giorno, nella servitù vile agli USA in nome della quale i leader europei accettano di affamare i loro popoli e di privarli dei diritti democratici, in una corsa al peggio che non ha mai fine.

Dunque il genocidio non esiste per forza di comando. Si nega nel modo più plateale l'evidenza dei fatti e cresce la fila dei rampanti pronti a dannarci tutti per la loro scalata al potere. Vietata coi manganelli ogni reazione allo scempio della Palestina. Tornano i cupi tempi di Scelba. Minacciato persino il Daspo agli artisti che accennano ai delitti di Israele. Negato il danno climatico, pene durissimi agli ecologisti. Il codice penale riforma i suoi precetti, depenalizza i reati finanziari per mettere in sicurezza i ladri di Stato ma è sempre più duro con i pacifisti, i difensori dell'ambiente, i richiedenti giustizia, i poveri, i lavoratori.

In un mondo rovesciato assistiamo allibiti alla dismisura crescente di un Governo volto al peggio, mentre un popolo inebetito e plagiato o apatico e indifferente sembra ignorare l'aumento del costo della vita, le violazioni umane, i danni al territorio, il dilagare della corruzione, la caduta a picco delle difese sociali.

La parola che prevale oggi è "precettazione": vietato scioperare, vietato protestare, vietato reclamare i diritti del lavoro, i diritti civili, i diritti umani.

Un governo basato sulla vittoria di una minoranza aumenta di giorno in giorno il suo rigore e la sua prepotenza su un Paese piegato e disilluso, senza un progetto, senza un piano a lungo termine, senza una visione progressiva e moderna, in un bieco ritorno a un passato che credevamo non sarebbe tornato mai più.

Ormai non sappiamo chi è peggio, se Nordio che sta smantellando il codice penale a colpi di depenalizzazione dei reati di politici e potenti, o il Ministro della cosiddetta cultura Sangiuliano che manifesta una crassa ignoranza o il Ministro della scuola Valditara che evoca la gogna, o il Ministro delle Infrastrutture Salvini che taglia ogni aiuto a Sicilia e Calabria per favorire le cosche con spartizioni di pubblico danaro in nome di un ponte inesistente o un Ministro dell'Economia Giorgetti che se ne frega del futuro del Paese mentre svende furiosamente i beni pubblici con manovre iconoclaste e calpesta i più miseri.

Ormai a chi protesta si dà il foglio di via come indesiderabile, forma odierna del confino fascista. Sangiuliano ha coniato il nome del nuovo reato: "ecovandali". E Fratelli d'Italia minaccia il Daspo in Rai, quando l'unico Daspo che vorremmo è quello sugli orrendi super-stipendi di una classe di burocrati che peggiora di giorno il nostro servizio pubblico con un esodo dei migliori e una caduta a picco dell'audience.

Ormai chi in Rai si permette di alzarsi da una posizione a 90 gradi rischia non solo l'espulsione, come già Grillo, Fo, Luttazzi o Montesano, ma rischia pure da sei mesi a un anno di galera o deve mettersi in guardia da querele e aggressioni come Ranucci di Report.

Ormai la cifra di questo Governo è espulsione e manganello.

Daspo non solo ai pacifisti, agli artisti che hanno una bocca, agli eco-vandali ma persino ai manifestanti in sit-in contro l’uccisione dell’orsa Amarena, nell’Aquilano. Greenpeace ha dovuto vedere che addirittura lo striscione contro l'abbattimento dell'orsa era stato inserito nelle operazioni "contro il terrorismo"!

Insomma con la Meloni chiunque protesti per qualcosa diventa, ipso facto, un "terrorista". E se non è un bavaglio alle democrazia questo, non so cosa.

Violato in pieno l'articolo 21 della Costituzione che riconosco ad ognuno il diritto sacrosanto di manifestare la sua opinione.

Ora chi protesta è un eversore. La democrazia di Giorgia è manganello, carcere, espulsione e foglio di via, in puro stile fascista.

Sentenze punitiva a Piombino da parte del Tar che ha bocciato il ricorso contro il rigassificatore, vietando la richiesta di verifiche. Il Comune di Piombino pagherà 90mila euro e le spese legali per essersi permesso di fare obiezioni. Una cosa senza precedenti, ma il morso fascista permette solo una ubbidienza "ac perinde cadaver".

Per Usb, Wwf e Greenpeace è lo stesso. Il Tar si allinea cupamente al potere. E l'ubbidienza cieca ammazza ogni diritto.

Sempre più, giorno dopo giorno, assistiamo alla morte della democrazia. Ma un popolo abulico, assente, condizionato, ignorante, malmostoso, assiste a questa morte della democrazia senza protestare nel su1cidio di ogni rivendicazione legittima, seguendo, come un branco di oche al pascolo, falsi obiettivi, come le infrazioni della Ferragni o il Festival di Sanremo o le ultime sul Grande Fratello.

Il rigurgito del foglio di via incombe minaccioso sul Paese da questi nuovi vandali del diritto. L'ultima volta che fu sventolato è stato 17 anni fa, per 12 attivisti che avevano protestato per la centrale di Brindisi. È una misura che definisce la pericolosità sociale delle persone e inizialmente si applicava a pedofili e mafiosi. Oggi è una sorta di bavaglio amministrativo generale alla libertà di espressione e manifestazione. Il dissenso e la protesta sociale e non violenta sono considerati illeciti e pericolosi. Nella Nuova democrazia della Meloni è vietato protestare.

Sempre più spesso, le Ong subiscono cause temerarie. Il Governo vuole intimidire e bloccare, imbavagliare e reprimere, precettare ed esiliare.

Intanto Salvini vieta ogni sciopero ai lavoratori dei trasporti. E si ricordi che, negli altri Paesi democratici europei, non c'è alcun bisogno di avere permessi per scioperare, lo sciopero può scoppiare per conto proprio, autonomamente. È un diritto di protesta legittimo del cittadino, non un permesso concesso o vietato dall'alto.

Vietato ogni assembramento. Si parte dal divieto dei rave ma lo scopo è arrivare alle leggi di Mussolini che punivano la riunione di più di 3 persone.

Il decreto Caivano, per es., contro la baby gang, affronta il disagio sociale giovanile delle zone più degradate del Paese con la criminalizzazione della povertà invece che con percorsi di istruzione e di emancipazione. Ma che dire quando un Ministro dell'Istruzione propone come metodo educativo "la gogna"!?

Riappare anche il famigerato "foglio di via", abusato dal fascismo, che è uscito dalla legislazione antimafia per dilagare contro ogni protesta allo Stato, come strumento massiccio di repressione. Vietata ogni protesta sociale.

Il nuovo Stato fascio-mafioso aumenta le depenalizzazioni dei potenti ma moltiplica i reati della gente comune, aggravando le pene per la protesta sociale, le contestazioni sui diritti del lavoro, il blocco stradale, l’occupazione di immobili, si dà il carcere per furti minimi (si vedano i 4 mesi di carcere dati a una vecchia donna per un piccolo furto al Supermercato mentre l'evasione di un miliardo di Elkann passa inosservata).

Chi protesta in piazza ormai diventa reo di violenza privata.

Le cause sono lunghe per chi è povero ma scompaiono miracolosamente per chi è ricco. Si mettano a confronto le cause contro i Benetton, i Riva o Elkann col processo estenuante contro i No Tav, che è dovuto arrivare in Cassazione.

La linea di Giorgia e Salvini è inasprire le pene e aumentare i divieti, come il regime punitivo sulle scuole di Valditara, che vuol colpire con sanzioni penali anche le occupazioni studentesche o le manganellate sanguinose contro chi manifestava davanti alla Rai contro l'AD Sergio che aveva infierito su Ghali o contro chi manifesta per la pace in Palestina.

Se questo popolo non si sveglia, non so cosa vedremo ancora, ma il panorama è cupo e ci aspettiamo, ormai, solo il peggio.

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