Il ripostiglio insanguinato
di Rino Ingarozza

E poi ad un certo punto mi sono entrati in casa.

Se hanno bussato? No, sono entrati di prepotenza.

Io avrei anche potuto discutere con loro ma come fai a discutere se entrano in casa tua con le armi? Se te le puntano contro?

Ho protestato, gridato, implorato giustizia ma per tutta risposta mi è stato imposto di vivere nel ripostiglio.

Nel ripostiglio, capite? Estranei in casa mia ed io a vivere nel ripostiglio.

E lo ha deciso chi si erge a "depositario della giustizia" a "giudice terzo".

E allora mi sento di dire loro: "E se io, adesso, entrassi in casa tua?

Se lo facessi con le armi, senza chiedere il permesso?" "Se ti relegassi nel tuo ripostiglio?" "Cosa faresti?".

Porgere l'altra guancia è cosa da cristiani ed io non lo sono. Sempre ammesso che lo facciano, i cristiani. Basta pensare all'undici settembre.

Per loro io dovrei stare chiuso nel mio ripostiglio, senza mai uscirne. Ma ancora non mi spiegano il perché.

Dicono che gli occupanti hanno diritto all'esistenza. Ed io chiedo se lo debbano fare a scapito della mia.

Perché adesso, questo vogliono. Vogliono che abbandoni anche il ripostiglio, anzi mi vogliono nelle macerie del ripostiglio.

Dicono che sotto ci sono dei tunnel, ma poco fa hanno colpito la cassetta con la croce rossa, quella delle medicazioni.

Come può esserci un tunnel sotto una cassetta delle medicazioni?

E i depositari della giustizia? Condannano me perché non mi sono trasferito a sud del mio ripostiglio e a loro mandano armi per colpire la cassetta con la croce rossa.

Io resto, non mi muovo, il ripostiglio è già sporco del mio sangue. Ho perso la speranza di avere giustizia da parte dell'uomo. Probabilmente morirò e allora la chiederò a Dio. Magari lui mi ascolterà.

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