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Israele: "Puntiamo a Rafah". No di ONU, Egitto e Germania
di
Mauro W. Giannini
Dopo quattro estenuanti mesi di bombardamenti israeliani a Gaza il bilancio è di oltre 100.000 civili uccisi, feriti o dispersi (di cui quasi 28000 morti), e più della metà della popolazione interna spostato.
In questo contesto di devastazione, il governo israeliano ha annunciato l’intenzione di continuare le sue operazioni militari spostandosi a sud di Gaza.
Venerdì, il ministro della Sicurezza israeliano ha svelato i piani per intensificare le azioni militari prendendo di mira specificamente Rafah.
La città, posizionata lungo il confine egiziano, è diventata un rifugio per la maggior parte dei palestinesi in fuga dagli implacabili attacchi e massacri israeliani in tutta la Striscia. Rafah, ora sopraffatta da tendopoli improvvisate, è diventata un santuario per le famiglie che cercano disperatamente una tregua dalla violenza dell'occupazione che ha assediato le loro vite.
In barba alle indicazioni contenute nella sentenza della IJC e alle richieste provenienti da vari paesi e organismi internazionali, Tel Aviv ha intenzione di andare avanti:
"Completiamo la missione e continueremo a Rafah", ha scritto venerdì Yoav Gallant sui social media, sostenendo che ciò avviene dopo che l'esercito di occupazione ha "smantellato" la Resistenza a Khan Younis.
Secondo "Tel Aviv", lo scopo principale dell'operazione è "prendere il controllo" dell'"Asse Filadelfia", una stretta striscia di terra di 14 km che separa la Palestina dall'Egitto, estendendosi dal valico di Karam Abu Salem, controllato da Israele, che collega la Striscia di Gaza e i territori occupati, al punto più meridionale della costa della Striscia. Il problema è che Israele ha fatto spostare gli abitanti di Gaza proprio a sud, sostenendo che era una zona più sicura...
Il Cairo ha ripetutamente annunciato la sua totale opposizione al piano di invasione di terra, con i funzionari egiziani che hanno avvertito che ciò è utile all’agenda israeliana di espellere i palestinesi da Gaza verso il Sinai.
Il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock si è detta "scioccata" dalle dichiarazioni di Gallant.
Ha aggiunto: "Trasferirsi ora a Rafah, l'ultimo e il più affollato luogo, come ha annunciato il ministro della Difesa israeliano, semplicemente non sarà giustificato".
Baerbock ha sottolineato che il raggiungimento di una tregua umanitaria a Gaza è la massima priorità.
Venerdì, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, ha avvertito che le dichiarazioni di Israele sull’azione militare contro la città palestinese di Rafah “preoccupano e lanciano l’allarme” per oltre 1,5 milioni di palestinesi cui era stato ordinato di recarsi lì.
Per settimane, organizzazioni umanitarie e attivisti hanno avvertito che un’operazione militare nella città ormai densamente popolata peggiorerebbe le condizioni già catastrofiche in cui vivono i palestinesi, in particolare con la diffusione della carestia e delle malattie infettive a causa del blocco israeliano su medicine, cibo, acqua e carburante.
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