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USA: protesta con tanti ebrei contro il sionismo
di
Rossella Ahmad
Una manifestazione come tante Negli Stati Uniti. Con la presenza sempre più massiccia degli ebrei contro l'occupazione. Coloro che gridano "Non in mio nome", e che stanno costituendo la famosa pietra d'intralcio per il sionismo, smascherando la pretesa che esso rappresenti l'ebraismo, e che ogni ebreo debba riconoscersi in esso.
Una giovane palestinese incontra una donna ebrea, si parlano, poi si abbracciano, e vanno via con le dita allacciate le une le altre, dietro la schiena. Il volto della donna è libero, sorridente, umano. Il volto di chi si sia sbarazzato per sempre di un'ideologia di morte e di disprezzo, che abbrutisce chi ne sia contagiato, come un virus letale che attacca prima il cuore, rendendolo un sasso, e poi la mente.
È un breve dialogo quello che intercorre tra le due donne, ma le parole più belle sono quelle non dette. Le intuiamo tutte, e ci fanno riposare l'anima.
- Sono sempre sorpresa dalla presenza di chi non sia palestinese. Come mai?
- Beh, io ho vissuto sulla terra rubata a loro, quindi non ho scuse. Sono totalmente, totalmente obbligata, più di chiunque altro
- Lei è così fortunata. Io non ci sono mai stata
- Tu da dove vieni, originariamente?
- Siamo di Akka
- Spero che tu possa vedere Akka. È una città bellissima, molto bella. Mi dispiace così tanto per voi
- È stato bellissimo incontrarla
E se ne vanno così, abbracciate, con la signora anziana che conforta la ragazza in lacrime.
Occupation no more. Not in my name,
Sionismo fuori dalla storia per sempre.
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