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30 gennaio 2024
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Stupri di Hamas: testimoni e redazione contro articolo del NYT
di Rita Guma *

Lo scoppio di un conflitto interno al New York Times sull'accuratezza dell'inchiesta del vincitore del Premio Pulitzer Jeffrey Gettleman incentrato sui presunti stupri di Hamas ha indotto il giornale a ritirare un episodio del podcast che descriveva Hamas che aggrediva sessualmente colone e prigioniere israeliane e che era scaturito proprio dall'articolo.

Quella che era stato presentata come un'inchiesta giornalistica era stata subito smentita dalla famiglia israeliana Abdush, la cui figlia, uccisa il 7 ottobre insieme al marito, era indicata come vittima di violenza sessuale da parte dei combattenti di Hamas. Questa vicenda occupava due terzi dell'articolo ma la famiglia ha affermato che i giornalisti hanno manipolato le loro dichiarazioni e la sorella della vittima e il cognato hanno smentito energicamente che vi sia stata violenza sessuale. Peraltro, secondo il quotidiano israeliano Haaretz, la polizia non è riuscita a trovare né vittime né testimoni di alcuna forma di violenza sessuale.

Secondo The Intercept, lo staff del Times ricevette due e-mail più o meno nello stesso momento: una dal direttore editoriale Joe Kahn che salutava la copertura della narrazione e un'altra che invitava i membri dello staff a non impegnarsi in dibattiti interni che sostanzialmente danneggiano l'azienda e ne evidenziano la negligenza. Fu per questo che i membri dello staff ebbero dubbi e ipotizzarono che il problema fosse stato innescato da false notizie su narrazioni e storie esclusive che molto probabilmente non erano reali, ma nello specifico, dalla falsa narrativa dello sfruttamento sessuale delle donne israeliane da parte di Hamas.

Il pezzo è stato quindi ampiamente denigrato sia internamente che esternamente, il che ha costretto i produttori del podcast The Daily a sospendere l'episodio originale. È stata scritta e autorizzata una sceneggiatura diversa che non dà per scontati gli stupri e pone domande con risposte aperte ma al nuovo episodio non è stata ancora assegnata una data di uscita definitiva. E, sebbene l'autore dell'articolo originale abbia dichiarato che sarebbero state condotte ulteriori ricerche per dare "credibilità" al pezzo, i membri dello staff hanno rilevato che "La storia meritava più verifiche dei fatti e molti più resoconti" adottando "Tutti gli standard fondamentali che si applicano a innumerevoli altre storie."

Ma i riflettori sono puntati sul New York Times per i suoi resoconti parziali e fuorvianti, mettendo così in discussione le sue intenzioni di fabbricare narrazioni, pubblicare e rispondere a feedback e affermazioni. Ciò è particolarmente evidente nella copertura del genocidio di Gaza: i mezzi di informazione hanno scelto di minimizzare costantemente l’entità delle perdite palestinesi ma hanno enfatizzato le incomparabili perdite tra le fila israeliane. Basti pensare che la settimana scorsa il New York Times ha pubblicato un articolo intitolato “Il calo dei morti a Gaza” mentre questi continuavano a crescere a ritmo vertiginoso.

Una spiegazione è rinvenibile nel fatto che l'editore del NYT è l'ebreo Arthur Gregg Sulzberger e il direttore editoriale Joseph F. Kahn è legato ad una organizzazione, Camera, che è nata con l'intento di sostenere Israele al livello di media ed è impegnata da tempo nella narrazione di storie come questa.

Quindi l'inchiesta del NYT che tanti portano a sostegno della tesi di Tel Aviv secondo cui vi sarebbero stati gli stupri è ormai screditata urbi et orbi. Peraltro, dopo mesi che non si trovavano testimoni due donne e un uomo alla Knesset hanno suffragato in modo colorito questo racconto ma ci sono altre donne, sia anziane che giovani, che erano ostaggi di Hamas, quindi sicuramente presenti sulla scena ed hanno narrato di essere state trattate bene e con rispetto.

Ovviamente sono più credibili israeliane che parlano diversamente dal governo che quelle che lo fanno in sintonia con questo. Infatti in tribunale i testimoni devono essere attendibili ed è evidente che chiunque può decidere di dire cose funzionali agli scopi di chi ha il potere, farlo per eseguire un ordine superiore (tutti gli israeliani, maschi e femmine, sono soldati in riserva dopo 3 anni di militare) o per fanatismo (abbiamo visto video di comportamenti indegni di israeliani in questo senso).

Israele non è stata in grado di produrre fino ad ora una sola prova forense che fosse verificabile da esperti indipendenti, nonostante lamenti 1200 morti (quindi corpi di vittime di un crimine che non vanno seppelliti senza adeguate verifiche), mentre molte delle cose che il governo israeliano ha detto in questi mesi e in passato sono state smentite dalla storia, dalle evidenze raccolte dalla stampa israeliana e internazionale e persino da inchieste della polizia israeliana, come abbiamo ampiamente riportato su queste pagine.

* Presidente Osservatorio

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