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Palestina: stretta alla libertà di espressione in Occidente
di
Alessandro Ferretti *
Post dedicato a quelli che non hanno ancora capito che cosa porterà il genocidio a Gaza a noi occidentali, in particolare nelle università dove (per ora negli USA, prossimamente da noi) è in atto una stretta violentissima sulla libertà di espressione.
Venerdì scorso, alla Columbia University, durante una protesta di studenti ebrei e arabi per chiedere il cessate il fuoco immediato, alcune persone non identificate si sono mischiate ai manifestanti e hanno spruzzato due dozzine di loro (anche in viso) con un liquido chiamato "Skunk", creato e prodotto in Israele e usato da Israele stesso in Cisgiordania in funzione antisommossa.
Questo liquido è una sostanza chimica persistente che puzza in modo atroce: I palestinesi che sono stati spruzzati lo descrivono come “peggiore di un liquame grezzo” e “come una miscela di escrementi, gas nocivo e un asino in decomposizione”.
Questo liquido è progettato per essere persistente e quindi è molto difficile da eliminare: rimane a lungo sulla pelle e i vestiti toccati vanno buttati.
Le persone colpite hanno avuto effetti secondari come nausea, eruzioni cutanee e vomito; alcuni già gravati da malattie autoimmuni hanno sperimentato un peggioramenti dei loro sintomi, forte affaticamento e dolore fisico. Le persone affette hanno dovuto buttare via anche lenzuola e coperte del letto in cui hanno dormito dopo l'attacco. Sono passati tre giorni e ancora gli effetti non sono andati via, alcune persone hanno dovuto recarsi all'ospedale.
Alcuni studenti provenienti dalla Palestina hanno identificato la sostanza e hanno spiegato che era diluita rispetto al solito, ma hanno aggiunto che tale liquido non è in libera vendita e non può essere acquistato da un normale cittadino; il che fa pensare che dietro questo gesto ci sia l'aiuto di qualcuno che opera nelle forze dell'ordine statunitensi o direttamente dei servizi segreti israeliani.
La Columbia University, che a novembre è stata prontissima a sospendere le associazioni studentesche SJP (Students for Justice in Palestine) e JVP (Jewish Voice for Peace) ree di aver organizzato proteste per il cessate il fuoco, adesso invece si prende tutto il tempo e fa praticamente finta di nulla: nessun professore è stato avvisato degli avvenimenti e del fatto che alcuni studenti hanno riportato conseguenze pesanti, nessuno ha pensato a rimandare le scadenze accademiche delle vittime per mitigare l'impatto sulla prosecuzione degli studi.
* Componente del Comitato Scientifico dell'Osservatorio
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