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17 gennaio 2024
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Se questa mattanza non è genocidio
di Rossella Ahmad

genocidio
/ge·no·cì·dio/
sostantivo maschile

Metodica distruzione di un gruppo etnico, razziale o religioso, compiuta attraverso lo sterminio degli individui e l'annullamento dei valori e dei documenti culturali. Questa la definizione etimologica e semantica del termine.

Ora: voi che sperate che Israele riesca a farla franca come al solito; la cui unica preoccupazione è che, appunto, riesca a farla franca non importa come; che negate il genocidio del popolo palestinese salvo poi definire "genocidio" l'azione anticoloniale della resistenza palestinese - segno inequivocabile non soltanto di una malattia mentale collettiva di cui ormai si parla senza più farne mistero, vedi i video nei commenti, ma anche dell'assoluta indifferenza per l'altro da sé, che merita di morire purché non vi sia scalfita l'unghia del mignolo destro.

Il suprematismo nella sua espressione più genuina; voi, insomma, che tifate per Israele anche quando la sua immagine è coperta da una patina di sangue innocente che scorre da ogni anfratto e non va più via, anzi soprattutto allora; sappiate che il mondo ha visto, vi osserva, ed è spaventato da ciò che vede.

Dovesse essere assolto Israele dall'accusa infamante di Genocidio, come potrebbe senz'altro avvenire visto lo spaventoso record di impunità collezionato in decenni di genocidi, nessuno dirà né penserà che non sia effettivamente avvenuto un genocidio. Ciascuno dirà e penserà che questo mondo è più corrotto e più vigliacco e più venduto e più schifoso di quello che pensava. La fiducia in un riscatto morale di un occidente in balia di forze oscure subirà un nuovo tracollo. Lo schiaffo sulla faccia dell'umanità sarà bruciante come fuoco. Ecco tutto.

Gli israeliani decenti - parlo di loro, non genericamente di ebrei, altro trick bello grosso su cui confrontarsi - sono inorriditi. Ne leggo le pagine. Solo ieri: "Vado via da qui". "E dove? Noi siamo iraniani (ebrei provenienti dall'Iran, cioè)". "Questo paese è un inferno". E lo è, secondo tutti i parametri possibili.

Quello in Palestina non è soltanto un genocidio. È un etnicidio. È la distruzione sistematica della memoria storica di un popolo attraverso la distruzione dei suoi retaggi, reperti, documenti. Ciò avviene, paradossalmente, in misura ancora maggiore in Cisgiordania.

A Gaza vengono inflitti i massacri peggiori, ma lì, nella romantica terra del fico e dell'olivo, i cittadini sono imprigionati in ghetti, separati gli uni gli altri da muri elettrificati, in balia di orde di coloni invasati che, come un cancro da cui è impossibile guarire, si espandono terra dopo terra protetti dall'esercito di occupazione.

Oggetti di tiro al piccione in qualsiasi momento della loro vita. A proposito, personcina molto perbene che negava l'esistenza di uno sport molto apprezzato da quelle parti, l'abbattimento random di un palestinese qualunque, dimmi: quale video preferisci vedere? Quello del ragazzo colpito alle spalle mentre, mani in capa, cammina lungo la traiettoria che i soldatini di Erode gli hanno ordinato? Oppure la nonna col nipotino per mano, falciata per strada mentre agita un fazzoletto bianco?

C'è l'imbarazzo della scelta, inserisci i parametri che più ti piacciono nei motori di ricerca e goditi lo spettacolo che prediligi sopra ogni altro: vedere sparso il sangue dei nativi.

Se non è genocidio dimmelo tu cos'è.

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