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16 gennaio 2024
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Gaza: per poterci guardare allo specchio
di Alessandro Ferretti

L’ennesima conferma che il silenzio su Gaza è funzionale e indispendabile al proseguimento della pulizia etnica ce la dà nientemeno che Joe Biden in persona.

In occasione dei 100 giorni dal 7 ottobre, Biden ha rilasciato una dichiarazione nella quale esprime tutto il suo dolore e la sua empatia per gli ostaggi ancora prigionieri di Hamas e di altri gruppi. Riferendosi alle famiglie degli ostaggi, afferma che “nessuno dovrebbe sopportare nemmeno un giorno di quello che hanno passato, tanto meno 100.” Ovviamente, io personalmente sono assolutamente d’accordo.

Purtroppo (ed incredibilmente, aggiungo io) Biden non spende NEANCHE UNA SOLA PAROLA per ricordare che negli ultimi 100 giorni l’esercito israeliano ha fatto CENTOMILA vittime palestinesi, tra morti, feriti e dispersi.. e il motivo è evidente. Ha appena detto che “nessuno dovrebbe sopportare”: se citasse il fatto che centomila persone hanno invece dovuto sopportare questo e altro avrebbe il dovere morale di fare qualcosa al proposito. Invece, occhio non vede, cuore non duole.

E’ anche dallo sfacciato silenzio di questa dichiarazione che si evince quanto sia importante per USA e Israele nascondere il più possibile quello che sta realmente accadendo a Gaza, e quanto l’intera campagna di pulizia etnica abbia bisogno del massimo silenzio possibile intorno ai crimini commessi per poter procedere fino al suo compimento, ovvero la totale estirpazione dei palestinesi dalla Striscia.

Di fatto, chi tace uccide: eppure, tanti continuano imperterriti a scegliere di tacere. In un thread pubblicato su Twitter, un anonimo israeliano racconta il ritorno nel suo kibbutz e le sensazioni che prova al pensiero che per lui l’incubo è durato 15 ore, ma per gli abitanti di Gaza è durato cento giorni e non se ne vede la fine… e conclude così: “Allora, oggi non piangere in silenzio, ma grida: per la vita, per la possibilità di salvare vite umane e per il futuro che meritano. Grida anche domani e dopodomani. Tutto questo deve finire.”

Quindi, gridiamo; non solo per salvare i palestinesi ma anche per salvare noi stessi, per guardarci allo specchio e vedere il riflesso di un essere umano.

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