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Truppe Yemen si uniscono agli Houti. Scontro USA - Iran ma sottotono
di
Francesco Dall'Aglio
Iran e Stati Uniti hanno deciso di giocarsi la partita cavallerescamente, proprio nel giorno in cui gli USA annunciavano l'invio di ulteriori 1500 soldati nelle loro basi in Siria e Iraq, notizia che mi pare sia sfuggita al dibattito pubblico.
Gli USA hanno dichiarato che nessuna istallazione statunitense è stata colpita, pur definendo l'attacco "sconsiderato e impreciso"; a sua volta l'Iran ha dichiarato di aver colpito in rappresaglia dell'attentato terroristico a Kerman del 3 gennaio, senza impegnarsi in retorica antistatunitense, che tanto ci pensano gli Houthi (a proposito, giusto ieri Omar al-Ameri, maggiore dell'esercito regolare yemenita, è passato dalla loro parte con le sue truppe, accolto con entusiasmo e perdono generale per le passate colpe. Lo comunica lui stesso con un tweet (ammesso che non sia stato hackerato - ma già da un po' andava lanciando segnali, mi dicono).
Non è chiarissimo quali obiettivi sono stati colpiti. Gli iraniani ne rivendicano otto nella regione di Idlib, nel Kurdistan iracheno, inclusa una base del Mossad, più altri in Siria dove sono stati colpiti centri comando, campi di addestramento e depositi di Tahrir al-Sham (l'Al Qaeda siriana, per intenderci) e del Partito Islamico del Turkmenistan, formazione che l'Iran accusa di fomentare il separatismo con metodi terroristici.
Incertezza anche sul numero delle vittime: secondo molte fonti sono morti quattro civili, ma secondo quasi tutti i commentatori (anche se non mi pare ci sia ancora una dichiarazione ufficiale) le vittime sarebbero Peshraw Majid Agha Dzeyi e la sua famiglia. Si tratta di un importante uomo d'affari curdo, proprietario delle holding Empire e Falcon, con interessi nel campo del petrolio (eh, c'è il petrolio nel Kurdistan iracheno... che strano!), delle costruzioni e della security, che secondo gli iraniani è/era un asset dal Mossad e impiegava, nelle sue ditte di security, personale militare statunitense.
Proprio Israele, in caso fosse sfuggito ai distratti, è il destinatario dell'attacco, e non solo perché (pare) alcune sue istallazioni sono state colpite. I missili sono partiti dalla regione di Awhaz, al confine meridionale con l'Iraq, e hanno percorso più di 1200 chilometri per arrivare a destinazione (e niente affatto con scarsa precisione, nonostante la dichiarazione statunitense). Che è esattamente la distanza che dovrebbero coprire per raggiungere Israele, partendo proprio dalla stessa zona.
Esistono foto della "base israeliana" distrutta, tra virgolette perché se lo è davvero certo non ce lo vengono a dire. Intanto, nel Mar Rosso continuano i lanci di missili sui mercantili.
PS - l'Iraq ha reagito malissimo, nonostante le rassicurazioni iraniane che non ce l'hanno con loro, e intende rivolgersi al Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Credo di sapere come finirà la cosa.
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