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Nordio e i porti chiusi, solo quando serve
di
Rinaldo Battaglia *
In questi giorni il ministro Nordio ha permesso ‘ancora’ di restare in Italia ad un certo Don Franco Reverberi ed il caso peraltro è stato poco, se non per nulla trattato, dai media nazionali.
Ma chi è Don Franco Reverberi?
Era cappellano del centro clandestino di tortura e sterminio “Casa Departamental” di San Rafael (a sud di Mendoza), uno degli oltre 800 centri clandestini dove gli oppositori politici del regime fascista di Videla in Argentina (dal 24 marzo 1976) venivano detenuti. Era il sacerdote che assisteva alle torture.
Forse era arrivato adesso il momento, dopo che la Corte d’Appello di Bologna nei mesi scorsi aveva espresso il suo finale assenso, affinchè fosse estradato nella sua Argentina per subire i processi a suo carico. Perchè finalmente e malgrado i suoi 86 anni era arrivato il momento di rispondere alle gravissime accuse, che da molti anni pesavano e tuttora pesano sulla testa del "sacerdote del fascismo argentino".
Ma il ministro Nordio ha respinto la richiesta di estradizione argentina.
E quindi: chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato. Film troppe volte visto in Italia e sul fascismo di casa nostra.
Uno dei sopravvissuti alle carceri del sacerdote Reverberi, come Humberto Calivar, ha più volte raccontato di aver visto "Reverberi assistere alle torture con in mano la Bibbia e alla cintura la pistola".
“Ci picchiavano e ci torturavano a qualsiasi ora del giorno e della notte, e Franco Reverberi era sempre presente” - denunciava Roberto Flores, un altro dei sopravvissuti – “Era un habitué delle torture, ha commesso crimini contro l’umanità”.
Anche la Procura di Mendoza ha ritenuto che don Reverberi sia stato “parte attiva dell’apparato repressivo”. Quando nel giugno 2011 la procura aveva chiesto che venisse indagato, il sacerdote si era già dileguato da un mese, scappando all'estero.
E dove, in quale strano paese?
In Italia, nella Bassa emiliana, a Sorbolo, paese d’origine di un suo nonno.
Pertanto, nel 2013, i giudici argentini chiesero all’Italia l’estradizione per le accuse di tortura, lesioni personali e sequestro di persona, ma la Corte d’appello di Bologna inizialmente aveva respinto la richiesta.
Ma anche i giudici argentini avevano la testa dura e proseguirono nelle indagini, arrivando a nuove denunce a carico dell’ex cappellano e, in quel momento, con accuse ancora più gravi: crimini contro l’umanità e concorso nell’omicidio di un giovane peronista di San Rafael, José Guillermo Beròn.
Secondo le autorità argentine, Reverberi, “che aveva già militato con le forze militari antisovversione, faceva parte costantemente dei gruppi di militari dediti alle torture riferite dalle vittime sopravvissute, presenziando alle stesse, anche quelle più brutali e mortali, invitando le vittime a ‘collaborare’ con le forze armate ‘per sollievo spirituale’”. In pratica, avrebbe aiutato i torturatori nelle sevizie facendo leva sulla fede cristiana.
A giugno del 2022, la Cassazione ordinò che la richiesta di estradizione nei confronti di don Reverberi venisse nuovamente esaminata, ma il prete si era opposto dicendo che le sue condizioni di salute non ne permettevano il trasferimento in Argentina.
Il 27 aprile 2023 i periti hanno invece ritenuto che il sacerdote potesse essere trasferito tranquillamente (e quindi processato) e la Corte d’Appello di Bologna ha poi dato il suo ok finale. Ma ora, in questi giorni, il ministro Nordio ha detto 'NO'.
Vorrà dire che, come riporta più di qualche giornale e giornalista (come Karim El Sadi de 'La Giudiziaria' art. 2 aprile 2023), don Reverberi continuerà nella chiesa di Sorbolo, tutti i pomeriggi alle 18 e affiancherà nella messa il parroco del paese. Dando la comunione, sposando le coppie e battezzando i neonati.
Benvenuti in Italia, al tempo dei 'muri' e dei porti 'non-aperti'.
Ma sapete don Reverberi viene dall'Argentina fascista di Videla non dalle coste sub-sahariane.
E' la geografia che ci frega in Italia, oltre alla storia.
E’ lo studio, la conoscenza…. che ultimamente ci frega.
* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
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