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Cosa è stato detto nella Corte internazionale ieri
di
Mauro W. Giannini
Ieri, davanti ai quindici giudici della Corte, affiancati dai giudici ad hoc Dikgang Ernest Moseneke (Sudafrica) e Aharon Barak (Israele) il procuratore sudafricano Adila Hassim ha precisato gli atti che Israele ha commesso contro il popolo di Gaza – atti che ha definito genocidi ai sensi dell’Articolo II della Convenzione del 1948 sulla prevenzione e la repressione del crimine di genocidio.
Negli ultimi tre mesi, Israele ha condotto la più pesante campagna di bombardamenti convenzionali nella storia della guerra, ha detto Hassim alla corte, sganciando 6.000 bombe a settimana, comprese bombe da 2.000 libbre in centinaia di occasioni e sono morti oltre 23.000 palestinesi, il 70% dei quali donne e bambini. Almeno settemila risultano dispersi, morti o morenti sotto le macerie. Fisicamente, Gaza è in rovina, cCase, rifugi, ospedali, scuole, moschee e chiese sono stati tutti distrutti.
L'avvocato irlandese Blinne Ní Ghrálaigh citando funzionari delle Nazioni Unite ha descritto Gaza come “una crisi dell’umanità”, un “inferno vivente”, un “bagno di sangue” e una “situazione di orrore totale, profondo e senza pari in cui un’intera popolazione è assediata e sotto attacco, negata accesso agli elementi essenziali per la sopravvivenza su larga scala”.
Al di là delle numerosissime prove che Pretoria ha portato e può portare in udienza, il compito più difficile degli avvocati del Sud Africa è dimostrare la specifica intenzione israeliana di distruggere il popolo palestinese in tutto o in parte. Nell’udienza di ieri, gli avvocati sudafricani hanno sostenuto che Israele ha intrapreso la sua guerra “con l’intento specifico richiesto… di distruggere i palestinesi a Gaza come parte del più ampio gruppo nazionale, razziale ed etnico palestinese”.
“Le prove dell’intento genocidario non sono solo agghiaccianti, sono anche schiaccianti e incontrovertibili”, ha detto alla corte l’avvocato sudafricano Tembeka Ngcukaitobi, elencando le dichiarazioni palesemente genocide dei massimi leader israeliani, dei ministri e degli ufficiali militari, comprese le conversazioni con i soldati israeliani diretti via per Gaza.
Un video di Benjamin Netanyahu che evoca l’annientamento degli Amaleciti è stato proiettato sullo schermo del tribunale dietro i giudici. Lo stesso vale per un video di soldati israeliani che ballano e gridano estasiati: “non ci sono civili non coinvolti” e “possa il loro villaggio bruciare; possa Gaza essere cancellata”.
Ngcukaitobi ha riferito alla corte di “video snuff” pubblicati dalle reclute dell’IDF sui social media; di un soldato che si vantava del villaggio che aveva contribuito a distruggere, e di un cantante pop israeliano che diceva: “Gaza deve essere spazzata via e distrutta con ogni seme Amalek. Dobbiamo semplicemente distruggere tutta Gaza e sterminare chiunque sia lì”.
L’intento genocida “non è marginale”, ha detto Ngcukaitobi ai giudici. È “incarnato nella politica statale”.
In attesa che la corte si pronunci nel merito delle accuse di genocidio del Sudafrica (il che richiederà anni), il Sudafrica sta chiedendo alla Corte Internazionale di Giustizia, con una questione di “straordinaria urgenza”, di emettere un ordine di “misure provvisorie” – un’ingiunzione – dando istruzioni a Israele di “sospendere immediatamente” le sue operazioni militari a Gaza, di “adottare tutte le misure ragionevoli” per prevenire il genocidio, di “desistere” dagli atti genocidi stabiliti nell’Articolo II della Convenzione sul genocidio del 1948, di fermare l’incitamento al genocidio, la cospirazione e la complicità, e per garantire che le prove di questo “reato dei crimini” siano conservate.
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