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Israele alla Corte ONU: cosa succede adesso
di
Rita Guma *
Si apre oggi l'udienza del procedimento promosso dal Sudafrica presso la Corte Internazionale di Giustizia, tribunale dell'ONU.
Il Sudafrica lamenta il genocidio e chiede alla Corte di adottare “misure precauzionali” per fermare i crimini in corso nei territori palestinesi. Inoltre chiedono che sia concesso l’accesso a Gaza agli esperti dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani e agli investigatori della Corte penale internazionale.
Nessun paese si è ancora unito ufficialmente al Sudafrica, ma molti paesi hanno denunciato il genocidio, come l'Algeria, Bolivia, Brasile e altri, e persino 200 israeliani hanno firmato una denuncia con 200 israeliani.
Israele non ha boicottato la corte, nominando invece un giudice speciale, lo stimatissimo ex presidente della Corte Suprema Aharon Barak, sopravvissuto all'Olocausto, che presterà giuramento giovedì con l'apertura delle udienze, e il Sud Africa potrà nominare un secondo giudice per la causa.
Il giudice Barack si trova in una situazione difficile, dal momento che in passato ha dichiarati che "non può esistere democrazia senza difesa dei diritti umani fondamentali - diritti così essenziali che devono essere indipendenti dal potere di una maggioranza", che
"abbiamo bisogno dei diritti umani soprattutto in tempo di guerra e nella lotta contro il terrore e che "quando una democrazia combatte contro il terrore, non può considerare ammissibili tutti i mezzi, e non tutti i metodi impiegati dai suoi nemici le sono consentiti".
Ci troviamo proprio in una situazione come quelle da lui descritte e francamente mi auguro che il rappresentante del Sudafrica presso la Corte sia al corrente di queste dichiarazioni di Barak (che ormai si trovano solo sul nostro sito in quanto a me care ma che furono pronunciate pubblicamente ad Harvard) e possa ricordargliele.
In ogni caso, per non contraddire il suo stesso pensiero, sembra che il principale argomento che potrebbe portare in giudizio sia sollevare la mancata giurisdizione della Corte, cercando di evitare che il procedimento prosegua.
Uno degli argomenti di Israele è che il Sudafrica utilizza il diritto internazionale per raggiungere obiettivi politici, argomento comunque difficile da sostenere. Invece, se si passasse ad una udienza di merito, Pretoria dovrebbe avere gioco facile a evidenziare che Tel Aviv ha violato il trattato, in quanto le dichiarazioni di volontà di distruzione del popolo palestinese provano il requisito alla base della fattispecie di genocidio mentre i fatti noti e documentati di cui il Sudafrica produrrà alla Corte foto e video ne dimostrano l'attuazione con varie modalità (dai bombardamenti a tappeto al tagliare alla popolazione di Gaza acqua, cibo, medicine ed elettricità).
Infatti dopo due giorni di udienze e la decisione dei giudici sulle misure precauzionali, potrebbe iniziare una fase procedurale durante la quale Israele potrebbe contestare la giurisdizione della corte sul caso, e il Sud Africa e Israele dovrebbero poi presentare le loro osservazioni scritte prima di organizzare un'udienza di merito.
La Corte non è vincolata dalle misure richieste da Pretoria e può decidere di respingerle o emetterne altre, tuttavia non ha i mezzi per attuare le sue decisioni vincolanti e gli Stati Uniti, alleati di Israele nonostante le parole di facciata, potrebbero porre il veto se la Corte richiedesse sanzioni al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
* Presidente Osservatorio
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