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'Ndrangheta: il giudice colto e gentile
di
Pierpalo Minardi
Il giudice Francesco Ferlaino fu ucciso in un agguato mafioso il 3 luglio del 1975 a Lamezia Terme. Era colto e sensibile, fine latinista.
Francesco, nato a Conflenti il 23 luglio del 1914, era avvocato generale della Corte d'appello di Catanzaro. Dopo gli studi liceali a Catanzaro, si laureò a Napoli presso la facoltà di giurisprudenza.
Entrato in magistratura nel 1943, cominciò una brillante carriera in diversi tribunali della Calabria. Pretore e giudice istruttore a Nicastro, sarà anche presidente della Corte di Assise a Cosenza, poi di quella di Assise d'appello di Catanzaro.
Ferlaino salì all'onore delle cronache per un processo storico: il processo alla mafia palermitana trasferito per “legittimo sospetto” a Catanzaro. Il dibattimento assunse carattere esemplare in quanto portava in un’aula di Tribunale, come imputati, i vertici della mafia accusati della strage di Ciaculli.
Ferlaino inflisse duri colpi anche all’anonima sequestri calabrese che in quattro anni sequestrò diversi imprenditori lametini.
Venne ucciso a colpi di fucile, in prossimità della sua abitazione di Nicastro. Il suo assassinio rimane impunito perché i Antonino Giacobbe e Giuseppe Scriva, due boss della ‘ndrangheta sospettati di esserne gli autori, furono assolti per insufficienza di prove su decisione fu della Corte d’Assise di Napoli. Tutto comunque fa convergere i sospetti su un mandante della criminalità organizzata.
Portano il suo nome il palazzo di giustizia di Catanzaro, l'aula della Corte d'Assise d'appello di Catanzaro ed una strada di Lamezia Terme.
 
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mafia e antimafia
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