Diritti
e tecnologie informatiche . Fare cultura , non solo regole
di
Rita Guma*
Mi è stata richiesto un intervento breve e di impostazione
divulgativa, per cui non entrerò in dettagli tecnici
o normativi, anche perché la
legislazione inerente la tutela dei diritti in Internet per
quanto riguarda la Pubblica amministrazione è vasta e complessa.
Uno
dei diritti oggetto del mio intervento è la trasparenza
nella Pubblica Amministrazione, ovvero l'accesso del cittadino
alle questioni che lo vedono direttamente coinvolto e la possibilità
di effettuare un'azione di controllo sull'uso delle risorse
umane e finanziarie nella PA a scopo di prevenzione della
corruzione. Altro
diritto che la normativa riconosce è quello all’accessibilità
informatica, che ha lo scopo di consentire l'agevole accesso
all'informazione online da parte delle persone con disabilità
visiva (che rappresentano il 20% dei soggetti fruitori della
rete) o altre disabilità. Infine
occorre contemperare tali diritti con la tutela della privacy,
apparentemente in antitesi con gli altri due.
Anche
a giudizio del Garante per la tutela dei dati personali
e del Commissario anticorruzione, i dati che le PA
osservanti della legge mettono in rete sono troppi, per cui
paradossalmente il cittadino non riesce a compiere quell'azione
di controllo che la norma mira a garantire.
Inoltre
si verificano contraddizioni fra l'intento dichiarato di tutelare
i diritti e il comportamento di alcune amministrazioni che
si occupano di varare la normativa a tutela di tai diritti
e verificarne l'applicazione. Ad esempio su alcuni siti della
PA la normativa sull'accessibilità viene in parte aggirata
ingannando i software di controllo ai quali risulteranno accessibili
siti che non lo sono e in parte vanificata riempiendo
i menu di navigazione di link di cui il lettore non vedente,
attraverso il suo screen reader, dovrà sopportare la
lettura ad ogni pagina prima di arrivare ai contenuti.
Su
altri siti della PA i dati dell'"Amministrazione trasparente"
non sono pubblicati o lo sono solo in parte, anche
se esiste l'apposita sezione che illude il software di controllo,
o non sono facilmente reperibili informazioni importanti come
la ditta che ha progettato il sito (cosa che avviene in genere
ad ogni cambio di amministrazione) e quanto è costato
l'inutile aggiornamento grafico e strutturale. Peralto l'assenza
di tale ultima informazione non consente al cittadino di valutare
i livelli di sicurezza messi in campo sui server pubblici.
Si sono già verificati attacchi informatici con download
di dati delicati e riservati (ad es. liste di persone sieropositive
dal sito del Ministero della Sanità).
Ad
una verifica (che ho personalmente effettuato) si scopre anche
che alcune amministrazioni pubbliche non conoscono norme
regolatrici dell'uso di Internet nella PA, che hanno emanato
o su cui dovrebbero informare il cittadino, per cui ci si
chiede chi supporti normativamente e tecnicamente le singole
amministrazioni e funzionari intenzionati a rispettare leggi
e direttive ministeriali.
Altro
problema è quello della frammentazione delle responsabilità
o dell'eccesso di responsabilità: le varie leggi prevedono
per ogni PA un responsabile della privacy, uno della trasparenza,
uno dell'accessibilità e del procedimento di pubblicazione
e così via, e questi spesso non coincidono o non hanno
adeguate competenze o devono operare senza aggravio si spesa
per l'amministrazione, per cui nelle piccole amministrazioni
risulta difficile che i campi in cui costoro dorebbero esplicare
la loro azione fattiva o di controllo siano gestiti correttamente.
In
definitiva, manca la cultura dei diritti in rete anche
nelle istituzioni che legiferano in materia, nè sono
previste sanzioni per chi elude la legge.
Passando
dalla critica alla proposta, ecco le soluzioni che come associazione
proponiamo:
-
istituire in ogni PA una sola figura che si occupi
di tutto quanto concerne trasparenza, accessibilità
e privacy online, con adeguate competenze, e che venga remunerata
per il suo ruolo;
-
semplificare la normativa riducendo la varietà
di informazioni minime da pubblicare sui siti della PA e proporzionandole
alla dimensione del tipo di ammistrazione interessata;
-
affidare ad associazioni di volontariato che operino solo
con rimborso spese il compito di sensibilizzare docenti
e studenti alla cultura dei diritti in rete e di formare
i funzionari pubblici ai profili tecnologici dei diritti
citati, perché la cultura dei diritti non sia solo
legge sterile o affare redditizio scollegato dalle reali esigenze
del cittadino che vuole leggere, capire, sapere.
Queste ultime sono azioni che noi, come Osservatorio, già
svolgiamo su richiesta di dirigenti pubblici sensibili
alla tematica.
* sintesi dell'intervento del presidente nazionale Osservatorio
sulla legalità e sui diritti Onlus alla conviviale
del Rotary Club Milano Settimo a Milano il 16 aprile 2015
 
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