07 aprile 2008

 
     

Pena di morte e giustizia lenta negli USA
di Rico Guillermo*

La giustizia non e' lenta solo in Italia. Anche negli USA ci sono casi che vanno per le lunghe, ma non sempre in danno dell'imputato.

E' il caso di Glen Edward Chapman, un uomo che e' rimasto 14 anni nel braccio della morte e che sarebbe stato giustiziato, se non fossero intervenute novita' tali da determinare il suo rilascio la scorsa settimaa. Infatti tutte le accuse contro di lui sono state ritirate.

L'anno scorso, un giudice superiore - con una sentenza di 182 pagine - stabili' che necessitava un nuovo processo per i due omicidi che Chapman era accusato di aver commesso nel 1992. Sembra che il caso fosse stato costruito, la prova che metteva in dubbio la sua colpevolezza nascosta e il principale inquirente potrebbe aver mentito in tribunale. Anche alcuni testimoni avevano poi ritrattato per iscritto la loro testimonianza, dicendo che la polizia aveva fatto pressioni su di loro.

Questi non sono stati considerati dal magistrato meri problemi tecnici, ma fattori significativi, mentre l'accusa aveva sostenuto che si trattava di motivi discutibili motivi per chiedere un nuovo processo e che si sarebbe dovuto sollevarli in precedenti ricorsi. Ma il giudice, di fronte ad una vita in gioco, ha disposto un ulteriore accertamento, che ha scagionato l'uomo, pur non dichiarandone l'innocenza, ma stabilendo che egli e' stato condannato a morte sulla base di un processo falsato.

Nel caso di Chapman, per ottenere il risultato ci sono voluti molti anni e l'aiuto di nuovi avvocati, che hanno iniziato a lavorare al suo caso nel 2002. In questo caso giustizia rapida sarebbe stato sinonimo di ingiustizia.

Se questo puo' consolare, va considerato come sia stato possibile (e si tratta dell'ennesimo caso, negli Stati Uniti) condannare con tanta superficialita' un uomo che a quest'ora potrebbe essere stato gia' giustiziato.

* si ringrazia Claudio Giusti

Speciale diritti

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