NOTIZIARIO del 17 aprile 2004

 
     

Indagini sul terrorismo islamico in Italia
di Armando Spataro

Dalla relazione sul terrorismo islamico tenuta ad un incontro di studi del CSM da Armando Spataro, procuratore aggiunto e capo del pool antiterrorismo di Milano.

Altre indagini in Italia

Si sono passate in rassegna, sin qui, le principali indagini relative a persone legate ai gruppi eversivi islamici più conosciuti o gravitanti nell'orbita di questi ultimi. Ma è opportuno citare, ora, altre inchieste di rilievo a carico di persone e gruppi diversi. 5.a Al giugno del 1995 risale la cd. "Operazione Sfinge" che, a Milano, portò all'arresto, inizialmente, di dodici egiziani e di un giordano ritenuti legati ai gruppi terroristici egiziani "Jamaa Al Yslamiya" e "Al Yhad". Il dibattimento di I grado, a carico di circa 35 imputati , per i reati di associazione per delinquere, ricettazione di documenti, favoreggiamento di immigrazione clandestina e per una serie di estorsioni, è iniziato, per varie vicissitudini processuali, solo in data 29.3.04 ed è dunque ancora in corso.

Si tratta, verosimilmente, della prima grande indagine svolta in Italia su personaggi legati al terrorismo di matrice islamica, operanti - secondo l'accusa - nell'orbita dell'Istituto Culturale Islamico di v.le Jenner e del Centro Islamico di via Rovigo, a Milano (l'"Istituto" essendosi formato da una scissione all'interno del "Centro" di via Rovigo). E' significativo, per caratterizzare l'indagine, che molti tra gli imputati rispondono di una serie di estorsioni, sistematiche e continuate, commesse in danno di commercianti islamici : qualcosa di simile alle attività delittuose praticate all'interno delle comunità metropolitane di immigrati cinesi, con l'aggiunta della finalizzazione specifica della destinazione dei "fondi" raccolti, destinati - sempre secondo l'accusa - a finanziare attività di proselitismo, l'arruolamento di volontari destinati ad attività belliche in Bosnia o ad azioni terroristiche all'estero. A tale scopo, gli imputati avevano anche costituito una cooperativa a responsabilità limitata denominata "Il Paradiso", che gestiva due macellerie, un esercizio commerciale, centri di prima accoglienza, prestazioni di mano d'opera e lavori vari di manutenzione.

5.b Nel 1998 a Torino, un cittadino egiziano (Misbah Ali Hassanay Azab), con un passaporto yemenita falso, veniva arrestato insieme a due connazionali regolari che lo ospitavano, tutti sospettati di militare nella "Jihad Islamica Egiziana". Il Misbah Ali Hassanay Azab era stato segnalato come personaggio di rilievo che aveva operato sia in Cecenia che in Albania, dove sarebbe stato coinvolto in progetti di attentati contro obiettivi statunitensi. Per la prima volta in Italia, nell'ambito di indagini in questo settore, venivano rinvenute numerose armi (comprese mitragliette di fabbricazione straniera) nel garage di pertinenza della abitazione di uno dei due egiziani "regolari". E' da segnalare che un importante collaboratore in inchieste milanesi sulla 'ndrangheta calabrese (Maurizio Borsetto), vedendo in televisione le armi sequestrate, riconosceva con assoluta certezza un'arma con silenziatore che lui stesso (noto trafficante a livello internazionale) aveva venduto a personaggi di spicco della 'ndrangheta. Per la detenzione delle armi, comunque, veniva condannato solo il possessore del box in cui erano state sequestrate.

Misbah Ali Hassanay Azab, condannato solo per documenti falsi (nessuna condanna per reato associativo è sin qui intervenuta nelle inchieste torinesi), resosi irreperibile dopo aver scontato oltre un anno di detenzione, è stato poi individuato in Milano in compagnia di alcuni indagati di rilievo nelle inchieste milanesi. Successivamente è stato accusato dalle autorità del Cairo di banda armata, strage, omicidio e possesso di armi ed esplosivi. Sempre a Torino, le indagini coordinate dalla locale Procura, hanno avuto come epicentro, più recentemente, la zona di Vercelli, collocata al confine con la Lombardia, ed hanno interessato anche le zone di Varese. E' interessante notare come siano emerse ipotesi di contraffazione di documenti (non d'identità personale) finalizzati a permettere o favorire l'assunzione di persone sospettate di attività illegali.

5.c Altre indagini coordinate dalla Procura di Bologna, ancora in corso, riguardano l'ipotesi di reati associativi collegati a raccolta di documenti falsi, favoreggiamento di immigrazione clandestina, raccolta di denaro da inviare ai "combattenti".

5.d Il 28 ottobre 2002, nell'ambito di indagini da tempo in atto su una cellula di militanti del movimento fondamentalista islamico Takfir Wa'l Hijra, sono state eseguite tre ordinanze di custodia cautelare, emesse dall'A.G. di Cassino, nei confronti di due algerini ed un italiano per i reati di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, contraffazione e ricettazione di documenti falsi in concorso con altri.

5.e Il 30.9.2002, sono stati colpiti da ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP di Milano, nell'ambito della cd. Operazione Bazar, sei cittadini tunisini ed un libico (detenuto in Gran Bretagna e sin qui non estradato in Italia), accusati di associazione terroristica internazionale (270 bis cp), ricettazione e falsificazione di documenti. La particolarità dell'associazione, anche alla luce dell'evoluzione del fenomeno terroristico islamico descritta nel paragrafo seguente, sta nel fatto che essa non è riconducibile ad una specifica sigla già conosciuta, ma all'insieme eterogeneo di gruppi fondamentalisti ruotanti intorno alla sigla e, soprattutto, alla linea di "AL-QA'IDA", ormai divenuta una sorta di emblema sotto cui collocare ogni attentato di matrice islamista. Nell'inchiesta milanese in questione è emerso con sicurezza che il gruppo indagato si riforniva di documenti falsi da altri jidahisti operanti a Napoli e che questi spedivano documenti dello stesso tipo a vari indirizzi all'estero. Nel corso delle indagini, inoltre, venivano sequestrate somme di denaro trovate in possesso degli arrestati, tra cui 8625,00 euro trovati in possesso di Bouyahia Hamadi, in Milano, il 12.7.02. Il dibattimento a carico degli imputati è in corso dinanzi ad una Corte d'Assise di Milano, ma uno di essi, Zarkaoui Imed Ben Mekki, giudicato con rito abbreviato, è stato assolto il 16.9.03 dal GIP di Milano per il reato associativo e condannato a tre anni di reclusione, oltre la multa, per gli altri reati.

5.f Nel febbraio del 2003, sono stati tratti in arresto a Napoli, nella casa confiscata del noto boss della camorra Salvatore Giuliano, 28 cittadini pakistani clandestini. Nella casa venivano sequestrati circa 1 kg. di tritolo, micce e piantine di alcune zone della città : il tutto faceva ragionevolmente ritenere che quel gruppo stesse preparando un attentato dinamitardo in danno del Capo di Stato Maggiore delle forze militari inglesi, determinato dalle posizioni assunte dal medesimo e dal suo governo in relazione ai conflitti politici indo-pakistani. Tutti gli indagati venivano scarcerati per mancanza di elementi di prova individualizzanti in relazione al possesso del tritolo ed alla partecipazione al piano. Dopo la scarcerazione, i pakistani facevano perdere le loro tracce.

5.g A Milano ed a Firenze gruppi di cittadini somali sono soggetti ad indagini per supposte attività di supporto ad organizzazioni eversive o a singoli militanti.

5.h A Venezia, l'attenzione degli inquirenti è concentrata su gruppi di algerini (è già stata citata la accertata esistenza di rapporti tra persone domiciliate nella zona di Vicenza ed indagati nell'ambito di procedimenti pendenti presso la Procura di Napoli) e marocchini.

5.i Anche nel distretto di Genova sono in atto indagini nei confronti di persone di varia estrazione tecnica per le ipotesi "classiche" di reati di associazione per delinquere, connessi a quelli di falsificazione di documenti, immigrazione clandestina. Più in generale va ricordato che nel corso dell'attività investigativa condotta in Italia nel 2003 dalla sola Polizia di Stato nell'ambito delle indagini sul terrorismo internazionale sono state arrestate 36 persone e sono stati espulsi complessivamente 19 sospetti estremisti islamici, 8 dei quali con provvedimenti del Ministro per motivi di sicurezza nazionale.

6. L'aggiornamento delle valutazioni sulle modalità operative dei gruppi terroristici di matrice islamica

A seguito dei bombardamenti americani su vaste zone dell'Afghanistan, Osama bin Laden ed Al-Qa'ida, costretti ad abbandonare i territori in cui erano stanziati, hanno dato luogo ad un progetto dalla valenza fortemente evocativa, la costituzione di una sorta di "Internazionale Islamica" operante sotto la sigla del "Fronte Islamico Internazionale contro gli Ebrei e i Crociati", di per sé in grado di rappresentare, come si è visto, fondamentale momento di composizione ed interscambio dei contributi provenienti dai vari gruppi terroristici. Si è dato luogo, cioè, a una Jihad sovranazionale, all'insegna del perseguimento di obiettivi condivisi, innanzitutto quelli dell'attacco a persone ed interessi statunitensi, all'Occidente intero ed ai regimi mussulmani ritenuti collusi o succubi degli Stati Uniti. Anche il ridispiegamento di centinaia di mujahiddin impegnati per lunghi anni nel conflitto bosniaco e ceceno, di differente nazionalità ed estrazione, ma accomunati da un reducismo militante, ha contribuito ad alterare la composizione dei vari gruppi terroristici di matrice islamica operanti in Europa.

In definitiva - si vuol dire - la perdita di precisi punti di riferimento etnici, nazionali o organizzativi ha comportato un diverso modello di struttura dei gruppi terroristici: questi si presentano oggi estremamente compositi. Persino i conflitti nazionali contro i rispettivi regimi passano in secondo piano ed il collante che oggi unisce i combattenti di diversa provenienza diventa esclusivamente ideologico/operativo, cioè il jihadismo militante : la comune militanza nei campi di addestramento bosniaci prima, afgani ed iracheni dopo, ha contribuito a rinsaldare i legami tra mujaheddin. Nelle inchieste più recenti, infatti, emerge la coesistenza nella medesima struttura di soggetti tunisini, marocchini, algerini, egiziani, somali, curdi etc., le cui attività sono direttamente o indirettamente riconducibili al modello "elastico", suggerito da bin Laden e da Al-Qa'ida.

In questo quadro, l'Italia, anche per la sua collocazione, si conferma importante crocevia internazionale ove reti estremistiche islamiche installano le proprie strutture di sostegno, finalizzate soprattutto, come s'è visto, alla ricerca di falsi documenti, per la gran parte dell'area Schengen, o altro materiale logistico, al reperimento di fondi, all'aiuto nei confronti dei fratelli che devono sottrarsi alle ricerche di altre autorità. Persino il livello attuale della minaccia di gruppi così costituiti deve reputarsi più elevato, in quanto essi costituiscono un potenziale bacino di utilizzo per azioni criminali in ogni ambito europeo e per ogni tipo di specifica motivazione (seppur rapportabile a quella generale dell'appello di Bin Laden già ricordato). In Italia, secondo vari organi di polizia si sta anche assistendo a forme nuove di dislocazione territoriale dei jiadhisti che molto spesso si spostano dalle metropoli e dalle grandi città verso cittadine minori ove spesso sono più difficili efficaci investigazioni Se e quanto tutto questo produca un più alto tasso di rischio o un maggior pericolo per l'Italia si cercherà di dirlo nel paragrafo 10.

7. Le moschee E' opportuno spendere qualche considerazione su un argomento oggetto ormai da anni di discussioni, spesso accanite e non sempre informate: il ruolo che le moschee possono avere nella propaganda dell'estremismo islamico. Non vi può essere dubbio che le moschee rivestono un ruolo centrale per l'islamismo non solo sul piano strettamente religioso, ma anche ai fini della gestione di aspetti di natura squisitamente politico - ideologica della vita di ogni comunità islamica: ciò in ossequio al crisma islamico dell'indissolubilità tra religione - stato - società. Ma nello stesso tempo, anche alla luce dei dati sugli arresti di vari imam riferiti nelle pagine che precedono, si può affermare che abbastanza spesso esse siano servite alla diffusione di messaggi propagandistici dai contenuti radicali e dai toni fortemente antioccidentali in direzione della comunità dei fedeli. In questi casi, è chiaro che il confine tra libertà di culto ed attività illegali può facilmente essere superato, anche senza pervenire al livello - rilevante ex art. 270 bis cp - dell'approntamento di supporti logistici destinati al sostegno delle attività terroristiche, anche mediante una costante e capillare azione di proselitismo.

E' qui superfluo sottolineare la necessità di osservare il massimo scrupolo nelle indagini che riguardano responsabili e frequentatori delle moschee : la strategia dell'apartheid che diversamente ne deriverebbe significa rinunciare al controllo di parte del nostro territorio, accendere focolai di guerriglia urbana e favorire i terroristi islamici. Lo scontro di civiltà e la ideologia ad esso sottostante, insomma, non servono. Nello stesso tempo, non si può fingere una integrazione che non c'è e che, spesso, è rifiutata. Allora, la strada da praticare è piuttosto quella del confronto con i mussulmani in Europa, della rottura della incomunicabilità per stabilire le basi di un rispetto reciproco: riconoscimento delle rispettive identità culturali ed osservanza delle nostre leggi. Altrimenti, non riusciremo ad impedire che alcune moschee ed alcuni centri culturali islamici coltivino l'odio contro l'Italia.

(continua con
i finanziamenti e i fattori di rischio per l'Italia
)

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I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE COPIATI CITANDO E LINKANDO LA FONTE

 

< parte prima (cenni storici)

< parte seconda (terrorismo islamico in Italia)

< parte terza (il manuale del terrorista islamico)

< parte quarta (gruppi di terrorismo islamico in Italia)