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Felicia Impastato ci lasciava venti anni fa
di
Pino Maniaci
Le ammazzarono il figlio. E per anni, oltre che col dolore, ha dovuto fare i conti con una serie di omissioni, secondo le quali quel ragazzo che aveva fatto della lotta alla mafia la sua ragione di vita, in realtà era morto nel corso di un attentato da lui stesso progettato e messo in pratica. Da terrorista.
Ma lei, la mamma di Peppino Impastato, non ha mai dato retta a quelle voci. Nemmeno a chi le diceva che avrebbe dovuto cercare vendetta e non giustizia.
Felicia si è presentata in tribunale e si è costituita parte civile nel processo contro i responsabili dell'omicidio, che 24 anni dopo si è concluso con la condanna dei mafiosi Gaetano Badalamenti e Vito Palazzolo.
Con il suo coraggio ha contribuito a smontare ogni tipo di depistaggio sulle indagini, e alla fine ha vinto lei.
È morta il 7 dicembre 2004, dopo aver dedicato il resto dei suoi giorni a incontrare giovani provenienti da ogni parte d'Italia. A loro diceva: "Tenete la schiena dritta. La mafia non si combatte con la pistola ma con la cultura".
Oggi vogliamo ricordarla con le parole tratte dal libro "Nel cuore dei coralli" del prof. Salvo Vitale, storico amico di Peppino: "Se tra le donne siciliane ce n'è qualcuna che merita un ruolo di primo piano nella lotta contro la mafia, per la sua modestia, per la sua decisa volontà di denunciarne i delitti, di accettare la sofferenza senza rassegnarvisi, per la sua insistenza nel volere un paese e una società più puliti, questa è Felicia Bartolotta".
Ciao Felicia, ovunque tu sia.
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