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Tajani: una visione ribaltata sugli esteri e scontata in casa
di
Renato De Vecchis
Tajani definisce colonizzatori i russi che chiamano nordcoreani e yemeniti a combattere con loro nel Kursk e si oppone alla decurtazione del canone RAI: quanto basta per rinfacciargli i suoi demeriti di commentatore settario e difensore degli interessi di Mediaset.
Quale che sia l'esito della guerra in Ucraina (in bilico tra una vittoria schiacciante della Russia sulla NATO e una sconfitta parimenti schiacciante della NATO contro la Russia) vorrei ammonire qui Tajani, giovane e inesperto ministro italiano, sul punto che egli sta paradossalmente dando una patente di colonialismo ad un Paese, la Russia, che raggruppa sotto il vessillo dei BRICS i migliori esempi di riscossa intercontinentale contro le pastoie del colonialismo (britannico, portoghese, olandese) e della globalizzazione finto-egalitaria statunitense: Brasile, India, Sudafrica, Indonesia e in un prossimo futuro anche Venezuela e Nigeria.
Come sia possibile che paesi reduci da una stagione di oppressione colonialista bieca e sfruttatrice si intruppino con la Russia incolpata da Tajani di contegno colonialista, è questione astrusa e problematica, per cui solleciterei lo stesso Tajani a trovarne una spiegazione.
L'intero mondo è percorso da fremiti rivoluzionari che nascono nella incubatrice di un nuovo modello di ordine internazionale suggerito da Putin e Xi Jinping. C'è una iniziativa di sostituzione di totems e feticci, bancari, valutari, valoriali identitari, mutuati dalla anglosfera e ritenuti espressivi di una egemonia culturale angloamericana immeritata, o quanto meno anacronistica, da parte delle Potenze economiche emergenti del Sud globale, prese per mano nel loro itinerario di cambiamento da Russia e Cina.
Tajani si schiera con la Conservazione e la Reazione internazionale, depreca il bonapartismo putiniano e predica la coalizione antinapoleonica-antiputiniana dei razzisti dagli occhi azzurri e dalla chioma bionda (anglo-statunitensi, tedeschi, scandinavi e baltici).
Epigoni di Hitler più che di Abramo Lincoln, ancorati a una visione statica e retriva delle relazioni tra i popoli che prima prevedeva la colonizzazione globale e ora l'arroccamento protezionistico che è la negazione del liberismo e la sconfessione parziale del liberalismo, gli occidentalisti-atlantisti-sionisti fanno il girotondo col mitra in mano intorno a Putin legato al palo della tortura.
Ma non hanno fatto i conti con il letto di bracieri ardenti che si prepara per loro, accerchiati a loro volta dai selvaggi trogloditi di ieri, divenuti i principali attori del progresso umano oggi: i popoli sfruttati e vilipesi dai colonizzatori britannici, francesi, spagnoli, che ora non vogliono accettare più i protettorati culturali e militari degli USA, continuatori della egemonia culturale europea.
E' un processo di cambiamento che vede Putin auspice e benedicente profeta.
Tajani dunque non deve riservare l'epiteto di "colonizzatore" a chi, come Putin, raccoglie con sé i protagonisti dei moti di insofferenza contro i paesi ex colonizzatori.
Quanto al canone RAI, la riduzione dello stesso, richiesta da più parti, dispiace a Mediaset e di riflesso anche a Tajani: esempio massimo di leader legato mani e piedi agli interessi di una holding industriale.
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