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Minacce nucleari che non sono minacce
di
Francesco Dall'Aglio
Se qualcuno dei nostri media ne avesse dato notizia, e se dovessimo applicare alle parole di Lloyd Austin lo stesso metro che applichiamo alla Russia, dovremmo dire che oggi "ha minacciato di usare l'atomica".
In realtà (come la Russia in situazioni analoghe) non ha minacciato un bel niente: ha ripetuto una banale ovvietà, ovvero che gli Stati Uniti sono pronti a difendere la Corea del Sud con ogni mezzo a loro disposizione, inclusi quelli nucleari.
Che abbia sentito la necessità di ribadirlo rientra naturalmente nel solito gioco delle reciproche deterrenze, in un momento in cui di Corea, del Nord o del Sud che sia, si parla parecchio, ma appunto nulla più di questo.
E sempre nel quadro della solita deterrenza rientrano le esercitazioni nucleari russe di ieri, che si ripetono ogni anno ovviamente senza impiegare testate "vere".
A titolo di esempio, il resoconto di quelle dell'anno scorso, che sono sostanzialmente le stesse di quest'anno: uno Yars lanciato dal cosmodromo di Plesetsk in Kamčatka, un missile balistico Sineva e un missile balistico Bulava lanciati rispettivamente dai sottomarini Novomoskovsk e Knjaz Oleg, e lanci di missili da alcuni bombardieri strategici Tu-95. Tutti i missili, fa sapere il Ministero della Difesa, hanno colpito i bersagli designati.
Il pulsantone rosso che fa partire i missili da Plesetsk c'è davvero, ma a parte il fatto che non lo schiaccia il Presidente devi prima inserire i codici, altrimenti l'alloggiamento non si apre.
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