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Social: la carica dei politici dilettanti
di
Gugliemo Mengora
I progressisti pensano che la Destra domini i social network e per questo vogliono bloccare questa evoluzione. La Destra pensa di dominare lo spazio social ma in realtà non lo capisce.
Il nuovo potere che si sta formando non è compreso dall'attuale establishment, che è perso ancora nella sua visione tardo-Novecentesca dei rapporti tra le élite e le persone.
Un esempio gigantesco ce lo ha dato Salvini ieri. Dato che è un dilettante, ha pensato che da Ministro gli fosse consentito di fare qualsiasi cosa. Ora si ritrova a processo, capisce di rischiare la galera e gli è venuta paura.
Qualcuno, dilettante come lui, gli ha consigliato di realizzare e pubblicare sui social un video da caudillo sudamericano, cosa che lui non è. Per questo è un dilettante.
In questo video Salvini sostanzialmente si appella alla popolazione immaginando che le persone scendano in strada a difenderlo come i venezuelani o i boliviani hanno difeso la loro rivoluzione ogni volta che c'è stato il tentativo di rovesciarla.
Essendo dilettante, Salvini non capisce che le persone non votano per lui perché sono convinte da quello che dice ma ottenere dei cambiamenti nelle politiche che non riescono a mutare. Non credono alle cose che dice, semplicemente vogliono uno dei cambiamenti di cui è portatore, anche se non approvano gli altri. Questo in massima parte perché c'è anche ovviamente chi è dilettante come Salvini.
Nessuno scenderà in piazza o assalterà i tribunali per liberare Salvini il dilettante, nessuno organizzerà proteste e disordini perché Salvini il politicamente cretino può finire in galera. Nemmeno i suoi (oggi pochi, per la verità) elettori. Non funziona così. Salvini immagina sé stesso leader e non sa di essere usato.
Chi gli ha consigliato di realizzare quel video è un dilettante come lui ma lo ha fatto perché Salvini ha capito che ci sono poche cose che potrà fare dopo la richiesta a 6 anni. Non potrà patteggiare come il suo compare Toti e si aprono le porte anche perché i migranti sequestrati e torturati - se non l'hanno già fatto - si associno alla causa.
Lui immagina scene di sollevazioni popolari, strade in fiamme, addirittura assalti ai palazzi delle istituzioni.
Del resto, pensa, lo hanno fatto per Trump. E già il fatto che pensi di essere paragonabile a Trump dimostra che è un dilettante. Puro e semplice.
Ma anche Trump non comanda ma è usato, capirlo è difficile perché è difficile immaginare un mondo in cui non contano più le leadership.
Il cambiamento che la comunicazione peer-to-peer non intermediata tra le persone è gigantesco ed è irreversibile.
Ne è un esempio il recente endorsement di Taylor Swift verso Kamala Harris. Regina delle ragazzine nella fascia più importante del mondo per il marketing, quella 10-18, e quindi riflesso regina anche dei ragazzini che sempre seguono le ragazzine che sono più intelligenti, è stata considerata il mezzo ideale per riconnettersi ai giovani statunitensi, soprattutto dopo aver constatato quanto i ragazzini - anche di 10-12-14 anni - siano oggi informati e anche politicamente schierati ad esempio a favore dei palestinesi.
Sono venute fuori cose comiche, come il messaggio della Swift ai suoi fan: "se avete 18 anni, vi prego registratevi per votare [e votate così]" che spiega bene la composizione della fan base della Swift.
Ma la sorpresa, la doccia gelata, è arrivata dai sondaggi: secondo una rilevazione YouGov subito dopo l'endorsement, solo l'8% degli elettori ha affermato che la posizione pubblica presa da Taylor Swift influirà "in qualche modo" o "positivamente" sulla loro decisione e che quindi cambieranno idea.
Invece ben il 20% ha affermato che la posizione della Swift li ha convinti a votare per Trump e ben il 66% afferma che non avrà alcuna influenza sulla loro decisione.
Non ci interessa oggi il merito pro-Trump o pro-Harris, quello che ci interessa sono due considerazioni:
* la Harris pensava che ingaggiando Taylor Swift avrebbe ottenuto una immensa popolarità tra i giovani ed invece addirittura questa posizione la sta penalizzando portando più voti a Trump di quanti ne porti a lei;
* ancora più importante, per il 66% degli elettori questa presa di posizione non fa alcuna differenza, cioè due terzi degli intervistati.
Quello che è interessante qui è che l'influencing, la pratica di farsi sponsorizzare dalle grandi celebrità, non ha più quasi effetto.
Le relazioni che si creano tra le persone quando l'informazione non è intermediata non sono più preda di "influencing", soprattutto quelle importanti. Forse funzionerà ancora per le scarpe o per le borse, ma l'idea che l'aiuto della popstar più famosa del mondo, scatenando orde di bambini che avrebbero dovuto idealmente andare dai loro genitori e convincerli a votare per la Harris, avrebbe fatto la differenza si è rivelata errata.
Il ritorno del Fascismo come opzione da legittimare serve appunto a questo. Le élite che pensano ancora di vivere nel tardo-Novecento, e quindi di poter usare l'influencing, stanno scoprendo di dover tornare invece al mondo Ottocentesco, quello in cui le masse non erano influenzate ma dominate con la forza dei manganelli, i pestaggi, gli arresti. Cosa che avviene anche in Italia.
Con la differenza che, se nell'Ottocento queste potevano comunicare ed organizzarsi solo a livello locale, nel XXI Secolo possono farlo globalmente.
Nel frattempo, Salvini ed i suoi ci delizieranno con perle come queste ancora per mesi, con crescente livello di disperazione che porterà la tragicommedia a livelli da telenovela.
Sudamericana, ovviamente.
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