Riforme
costituzionali: democrazia più importante della governabilità
di
Alessandro Balducci*
Il capo dell'esecutivo ha perso un'occasione per stare in
silenzio. Capiamo che è difficile per lui, abituato ad esternare
ogni quarto d'ora - favorito anche dal tam-tam rilanciato
da una serie di mezzi d'informazione piuttosto accondiscendenti
(è il minimo che si possa dire). Francamente non riusciamo
proprio a capire il senso della sua soddisfazione per aver
imposto al Parlamento (controllato dal Pd grazie ad elezioni
vinte quando era in vigore il “porcellum” dichiarato poi illegittimo
nel 2014 dalla Consulta) una legge elettorale che non si discosta
molto da quella cassata dalla Corte Costituzionale.
L'esternazione e' seguita al ben noto risultato elettorale
in Spagna che ha visto la fine del bipolarismo PPE-PSOE e
la contemporanea avanzata di formazioni politiche nuove nel
panorama politico spagnolo. Un risultato quindi che dovrebbe
far riflettere le classi politiche europee ed i partiti “storici”,
costituire cioè l'occasione di riflessioni profonde sul cammino
dell'Europa e sulla condivisione dell’idea di “Europa”, al
di là delle regole per l’elezione che ogni paese si
è dato. Altrimenti si dà la sensazione che le leggi
elettorali vengono pensate e promulgate non per promuovere
la partecipazione dei Cittadini-Elettori alla gestione della
cosa pubblica (come vorrebbe il dettato Costituzionale e come
sarebbe più che mai opportuno), ma per ostacolare tale partecipazione,
stroncare sul nascere eventuali forze e movimenti ad alto
grado d'innovazione politica e culturale ed impedire che esse
si affaccino sulla scena politica e si propongano come forze
alternative ai partiti “tradizionali”.
Tutti ricordano come in effetti il “porcellum” era stato pensato
dai suoi ideatori con l’esplicito obiettivo di azzoppare la
coalizione guidata da Romano Prodi. Partito come “rottamatore”,
il presidente del Consiglio in realta' e' finito per essere
il “restaturatore” della vecchia tradizione politica italica
che costituisce l’ostacolo più formidabile allo sviluppo economico
e sociale del Paese: l’intreccio di interessi politici, economici
e familiari (Banca Etruria ma non solo...), i conflitti d’interesse,
gli attacchi alle Istituzioni di garanzia (Magistratura, Corte
costituzionale) ed alla loro neutralità, la manifesta volontà
di controllare i mass-media come evidenziato dalla recente
riforma (si fa per dire) della governance della Rai.
E ancora, riforme costituzionali ispirate al nefasto Piano
di Rinascita Nazionale del piduista Licio Gelli: come l’abolizione
del Senato e la sua sostanziale traformazione in una Camera
dei nominati provenienti dal ceto politico “locale” (Regioni
e Comuni) che certo non brilla per rettitudine ed onestà,
a giudicare dai numerosi scandali e sprechi. Non ci stancheremo
mai di ripetere e di riaffermare i concetti magistralmente
già espressi dalla Consulta in sede di bocciatura del porcellum:
l’obiettivo di una Legge elettorale non può e non deve essere
soltanto quello della governabilità, ma di garantire innanzitutto
la rappresentatività dell’opinione pubblica nei suoi più vari
orientamenti (art. 1 Cost).
Il meccanismo maggioritario che stabilizza il potere esecutivo
nel Parlamento assegnando un premio in seggi alla maggioranza
o, come capita spesso, alla più forte delle minoranze, in
tutti i Paesi democratici dove è in vigore, è accompagnato
da un sistema bilanciato di pesi e contrappesi atto ad evitare
che il governo eletto democraticamente si trasformi in una
dittatura della maggioranza - o della minoranza più forte.
Negli Stati Uniti, tanto per fare un esempio di sistema presidenziale
con una legge elettorale maggioritaria, sono previste le elezioni
di mid term col risultato che il Presidente – che è anche
capo del governo – si può trovare di fronte ad un Congresso
o ad un Senato o ad entrambi controllati dalla forza politica
avversa a quella che ha espresso lo stesso Presidente.
Ma
nessuno nella più forte democrazia dell'Occidente si è sognato
di abolire le elezioni di mid term. Checché ne pensi il capo
del governo italiano, l’essenza della Democrazia è costituita
dalla pluralità dei poteri che spesso entrano in conflitto
o in competizione tra loro. Un Parlamento- costituito da una
sola Camera - controllato dal governo in base alla legge dell’Italicum,
che esprime ed elegge il Capo dello Stato, i giudici della
Consulta ed i presidenti delle istituzioni di garanzia, forse
permetterà una più veloce attuazione del programma governativo
grazie ai molti “yes-man” ed ai pochi “gufi”: ma non si chiama
democrazia, si chiama: TOTALITARISMO.
Meglio
una DEMOCRAZIA VERA con le sue imperfezioni e le sue discussioni
che un altro fascismo.
*
Coordinatore della Commissione "Cittadinanza e Costituzione"
dell'Osservatorio
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