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Scontro
di civiltà... Difendere le nostre tradizioni… Ma chi
ci crede?
di
Vincenzo Donvito*
Scontri di civilta' tra cristiani e musulmani... Difendere
le nostre tradizioni… Suvvia, ma a parte alcuni giornalisti
e alcuni fanatici opportunisti, chi ci crede? Firenze, 7 Dicembre
2015. Sara' capitato a diversi di incappare in un qualche
talk-show televisivo o servizio di coda di qualche tg in cui
si parla di quello che viene chiamato scontro di civilta'
tra cristiani (essenzialmente cattolici nella fattispecie
italiana) e musulmani. Spettacoli in cui i sostenitori di
questi scontri si presentano anche come strenui difensori
delle nostre tradizioni.
In genere, il contesto di questi confronti e' la scuola: presepi
negati, canti natalizi negati, benedizioni negate, divieto
di visitare mostre d'arte con prevalente tema cristiano, etc.
tutte fatte da dirigenti scolastici che temerebbero -senza
divieto- di turbare gli animi dei non-cristiani. Spettacoli
in cui vengono chiamati anche coloro che non sono proprio
d'accordo con questo clima di scontro tra religioni. E quindi
-tendenzialmente- un civile confronto. Tendenzialmente, per
l'appunto. Perche', a parte la possibile faziosita' del giornalista/conduttore,
in genere si trasformano in una rissa di difficile percezione
anche da parte del piu' attento e interessato telespettatore.
Quindi, se c'era una labile possibilita' che il nostro telespettatore
potesse maturare o cambiare opinione per l'occasione, e' decisamente
raro che accada, restando ognuno con la propria opinione,
ammesso che l'avesse.
Ci
interessa analizzare i fatti in se', nonche' lo strumento.
Fatti in se'. Tranne rare eccezioni, si tratta di fatti esagerati
e strumentalizzati dai fautori dello scontro di civilta' e
della difesa delle tradizioni. Non solo, ma spesso sono vere
e proprie menzogne messe su ad arte, e gonfiate grazie ad
una qualche entratura giornalistica che amplifica il tutto.
Per esempio: Rozzano (Mi): il preside avrebbe negato i festeggiamenti
natalizi, ma in realta' aveva negato l'insegnamento di canti
religiosi durante l'ora di mensa; Firenze: vietato andare
a vedere la mostra di arte religiosa, ma in realta' era solo
slittata l'organizzazione delle uscite culturali degli studenti;
Pietrasanta (Lu): vietato fare il presepe nel nido perche'
offende i non-cristiani, ma in realta' dirigenti e genitori
non l'avevano ritenuto opportuno per motivi di sicurezza:
bambini molto piccoli che camminano anche gattonando e che
mettono in bocca tutto cio' che gli capita, incluse statuine
e muschio. Quindi, fatti travisati ad arte per creare il caso
e scate nare l'amplificatore mediatico che, ad avviso degli
scatenatori, dovrebbe servire a dare loro maggiori ragioni
e considerazioni.
Lo strumento. I media: essenzialmente tv, ma in buona parte
anche cartacei. Quando ci sono questi talk-show, se talvolta
emerge la bufala del fatto in se', i sostenitori dello scontro
di civilta' fanno finta di non sentire e procedono nella propria
opera (classico, in tv, e' il “si', pero'...” e proseguono
come se i fatti fossero ancora quelli non smentiti un attimo
prima, meglio se alzando la voce e frapponendosi/interrompendo
quella di altri). Un contesto in cui, quando ci sono interviste
ai presunti offesi (musulmani), questi ultimi non si lamentano
mai di vivere in un Paese in cui i cristiani manifestano la
propria fede, ma si lamentano del fatto che queste manifestazioni
di opposizione contro chi li avrebbe difesi, accentuando sempre
il tutto, alimentando pregiudizi, diffidenze, chiusure, fino
ad alcuni episodi di violenza civica.
Ad
ascoltare questi talk-show e leggere questi giornali, ci siamo
fatti un'idea che rafforza una nostra gia' consolidata opinione:
con la scusa della difesa dei valori e dello scontro di religioni,
viene manifestata la non-accettazione che la religione cattolica
non sia piu' religione di Stato da alcuni decenni. Tutti i
metodi e le occasioni, anche se violano in modo evidente le
leggi, vengono spacciati come legittimi. Cos'altro sarebbe,
se non violazione di legge, pretendere -per esempio- che canti
religiosi siano insegnati fuori della specifica ora di didattica
(l'ora di religione). E perche' gridare allo scandalo quando
in una scuola non viene fatto il presepe (come accade nella
maggioranza di tutte le scuole), visto che questa e' una libera
decisione dei dirigenti, liberta' (anche di farlo, ma che
e' altro da un obbligo) che gli viene riconosciuta dal regolamento
sull'autonomia delle istituzioni scolastiche.
Quello
che ci preoccupa, ovviamente, non e' che i fautori di una
evangelizzazione -pur deprecando la pretesa di farlo col bastone
della legge e la violenza delle urla- abbiano voglia di esser
tali, ma che questo, grazie ad un ingiustificato rilievo mediatico
della tv di Stato (i privati facciano cio' che vogliono),
si usino i soldi dei contribuenti per alimentare disagio,
non-informazione, odio religioso e razziale (un buon motivo
per confermare il nostro convincimento che non dovrebbe esistere
un tv di Stato… ma questo e' un altro discorso).
In
sintesi. Ci si vuol far credere che i musulmani siano un problema,
quando invece il problema e' la mancanza di rispetto delle
leggi da parte di chi accusa di non rispetto delle tradizioni
coloro che applicano e vivono le leggi. E, non potendolo fare
contro chi -cattolico/cristiano- non vive la religiosita'
come loro, oppure contro chi non ha un approccio ieologico
alla vita sociale e civica, hanno trovato il capro espiatorio
(il musulmano) da strumentalizzare ai loro fini. Crediamo
che medesima valutazione possa essere fatta anche in termini
politici, rispetto a quanto sta accadendo nel mondo ad opera
di coloro che spacciano la loro sete di potere come religiosita'.
E altrettanta valutazione -per chiudere questa nota con un
sorriso- possa essere fatta per coloro che, contro la globalizzazione
economica, culturale, sociale e politica, usano la differenza
religiosa presunta inquinante della loro beata purezza. L'abbiamo
letta l'altro giorno sul quotidiano Milano-Finanza: le statue
del presepe le fanno in Cina, il muschio viene dalla Finlandia
e le lucine sono made in Taiwan. Giu' le mani dalle nostre
tradizioni…
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Presidente Associazione Diritti Utenti e Comsumatori
Il
velo islamico: ancora una volta pregiudizi
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