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07 dicembre 2015
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Terrorismo: la pena di morte non è un deterrente
di Claudio Giusti*

"Il mattino dell'esecuzione cantavano: Viva i ribelli!. Cantavano lungo la via che li portava al patibolo. (...) Non ho mai pensato che fosse un deterrente. Non hanno paura di morire, come può essere un deterrente. (...) Onestamente penso che con centinaia di esecuzioni che ho fatto, non ho mai fermato nemmeno un assassino." (ALBERT PIERREPOINT, l’ultimo boia britannico, parla dell’impiccagione di due terroristi dell’IRA nel video Quando lo stato uccide di Amnesty International) (1)

Coloro i quali realmente pensano che la reintroduzione della pena capitale metterà fine o ridurrà il numero di atti terroristici sono o estremamente ingenui o vittime di una illusione" (FATTAH EZZAR A. "Il dibattito in corso sulla pena di morte come deterrente" in: AAVV La pena di morte nel mondo. Casale Monferrato, Marietti, 1983 p 207) (2)

"Si sostiene che solo eliminando fisicamente il colpevole di terrorismo si può evitare il rischio che i suoi compagni commettano ulteriori atti di terrorismo allo scopo di imporre col ricatto alle autorità di rilasciarlo. (...) Anzitutto, a meno che si passi all'esecuzione dei terroristi sospetti nel momento in cui sono catturati (...), le procedure legali forniranno tempo in abbondanza per mettere in atto le azioni terroristiche. (...) gli stadi finali del processo costituirebbero un invito ad altri atti terroristici; un'esecuzione capitale sarebbe senza dubbio seguita dal taglione. In secondo luogo, un'applicazione consistente della proposta significherebbe che sarebbero soggetti all'esecuzione tutti i terroristi condannati la cui detenzione potrebbe essere motivo di atti di terrorismo da parte dei loro compagni, (...) si porterebbero all'esecuzione capitale delle persone non per un delitto da loro commesso, ma per altri delitti che altri potrebbero commettere." (KORFF DOUWE "La pena di morte e il terrorismo" in: AAVV La pena di morte nel mondo. Casale Monferrato, Marietti, 1983, p 228) (2)

Durante il Mandato Britannico in Palestina parecchi membri dell'organizzazione estremistica ebraica Irgun furono condannati a morte e “giustiziati” per reati di terrorismo. Successivamente il loro capo Menachem Begin (che poi fu anche Primo Ministro di Israele) ebbe a dire che il suo gruppo era stato "galvanizzato" dalle esecuzioni, perché per ritorsione impiccò alcuni soldati inglesi prigionieri. "Non eravate voi a condannare a morte i nostri, voi condannavate un sacco della vostra gente, ed eravamo noi a decidere quanti" (AMNESTY INTERNATIONAL, ACT 51/07/89, When the States Kills, p19) Inoltre in diverse occasioni militanti sionisti condannati a morte si suicidarono in carcere prima dell'esecuzione. In Irlanda uno dei momenti di maggiore prestigio dell'IRA fu quando, nel 1980, una decina di suoi militanti (il primo fu Bobby Sands) si lasciarono morire di fame nel carcere nord irlandese di Maze. Le simpatie ed i finanziamenti al terrorismo cattolico raggiunsero l'apice, mentre sentimenti anti-inglesi prendevano piede in tutto il mondo.

(1) Albert Pierrepoint, the last English executioner, said, about the execution of two members of IRA: The morning of the execution both of them sang: "Long live the rebels...", they sang without fear while they went to the gallows pole. People outside don't realize these things, they say: "If they aren't afraid of death, why can capital punishment be a deterrent?". To be honest, I think that, with the many death sentences I executed, I didn't stop any murderer".

(2) http://www.astrangefruit.org/images/sampledata/Documenti/ezzatfattah1982.pdf

(3) Amnesty International ACT 005/019/1982 KORFF DOUWE "La pena di morte e il terrorismo" FATTAH EZZAR "Il dibattito in corso sulla pena di morte come deterrente" http://www.astrangefruit.org/images/sampledata/Documenti/ezzatfattah1982.pdf

* Componente del Comitato scientifico dell'Osservatorio e coordinatore della Commisione "Pena di morte" dell'associazione


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