NOTIZIARIO del 3 gennaio 2004

 
     

Anomalia italiana recidivante
di Angela Parrinello*

Come tutti gli italiani assisto incredula all'incessante succedersi di informazioni del caso "enron" made in Italy.

Solo pochi mesi fa c'era qualcuno che sosteneva che da noi non si sarebbe potuto mai verificare, e poco dopo il crack Cirio, ed a distanza di un respiro eccoci Parmalat.

Da noi il falso in bilancio è un reato che lascia il tempo che trova ed arricchisce il portafoglio di chi l'ha posto in essere. Come diceva il Dottor Davigo è un reato a querela di ladro (il che è tutto dire), con un termine di prescrizione che riduce a spreco la carta sulla quale viene descritto.

Negli Stati Uniti la risposta agli scandali finanziari è stato un inasprimento delle sanzioni: carcere sino a venti anni, imprescrittibilità del reato ed applicazione della norma con effetto retroattivo.

Da noi invece depenalizzazione del falso in bilancio, estensione del patteggiamento allargato alla bancarotta, presentazione di una proposta di legge per la depenalizzazione della bancarotta.

Ma che bello, come ci stiamo muovendo bene per realizzare a casa nostra le isole Cayman d'Europa! Apriremo l'accesso a tutti i bancarottieri del mondo, qualora non ci bastassero quelli di casa.

Sono curiosa di vedere come andranno a finire le vicende Cragnotti e Tanzi. Non dispongo di una lunga memoria storica in questo tipo di cronaca, dei grandi dissesti chi è rimasto in carcere ? Gardini si è suicidato, Calvi lo "hanno" suicidato. Gli altri fuori.

Nulla augurando ai due ultimi operatori braccati, mi risulta che il primo continui a godere di un alto livello di vita, il secondo è momentaneamente ospite delle patrie galere, ma tra un po' uscirà. Ed il valore distratto dov'è ?

Poiché sono stata curatore fallimentare per una decina d'anni, ho esperienza diretta di valori distratti e magistrati impotenti per scelta o per necessità (questo lo devo ancora capire).

Silvano Andriani in un suo pungente articolo sottolinea come anche in Parmalat (come nei dissesti statunitensi) sia venuto meno il meccanismo di controllo del potere esercitato nell'azienda. La famiglia Tanzi ha gestito il controllo nominando un Consiglio di Amministrazione, i sindaci, ed i revisori deputati al controllo dell'operato del consiglio medesimo.

Ed osservo che anche a patologia conclamata, con le dimissioni del presidente del consiglio di amministrazione nonché amministratore delegato, la nomina del commissario straordinario porta la firma del consiglio di amministrazione.

Nulla togliendo alle capacità del dottor Bondi, mi appare stridente questa autonomia elettiva di un organo amministrativo che si è preso gioco di quanti hanno risposto fiducia nell'azienda.

Ma tanto in Italia non cambia nulla se non in termini peggiorativi, e la fiducia è un rimando ad un antico spot pubblicitario di un formaggio all'epoca nazionale.

* commercialista, revisore dei conti, membro del comitato tecnico dell'Osservatorio

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