Terrorismo:
priorita' nell'azione di contrasto
stralcio dell'intervento ad un incontro
di studi del CSM il 29 marzo 2004 a Roma di
Armando Spataro *
Le priorità
nell'azione di contrasto del fenomeno Vari fattori possono determinare
l'innalzamento della qualità dell'azione di contrasto del fenomeno terroristico
internazionale.
Devono essere
perseguiti con determinazione la costruzione dello spazio giuridico europeo
ed delle relative istituzioni, nonchè il rafforzamento di ogni forma di
cooperazione tra ordinamenti. Tale necessità è elementare e tuttavia va
ribadita in un momento in cui, nel nostro paese, si manifestano ritardi
e note resistenze persino in relazione all'istituto del mandato d'arresto
europeo, al punto da suscitare vive critiche da parte della comunità internazionale.
Non occorrono,
invece, nuovi istituti di diritto sostanziale, poichè le difficoltà che
emergono in ordine alla configurabilità del reato previsto dall'art. 270
bis cp sono connesse alla prova in fatto della finalità di terrorismo
che la norma prevede e non, invece, a limiti intrinseci dell'istituto.
La Polizia
Giudiziaria:
- - deve
essere dotata di altro personale qualificato (o da ulteriormente qualificare)
e di mezzi che attualmente, come affermano i suoi dirigenti a livello
periferico, non possiede (autovetture per i pedinamenti, telecamere,
mezzi informatici etc., fondi per la retribuzione di interpreti preparati
ed affidabili);
- - deve
recuperare, dove smarrito, il senso di una specifica professionalità
che non prevede prassi tanto inaccettabili quanto ormai diffuse: le
informative-teorema rivolte ad un numero indefinito di AA.GG.; le
informative-itineranti che, in violazione delle regole di competenza
territoriale, vengono dirette in successione a più Procure finchè non
si individua quella disposta a valorizzarle secondo i desiderata dei
redigenti; le singolari e formali richieste di cattura di indagati rivolte
al PM (mentre solo i fatti dovrebbero essere al PM riferiti e solo il
PM può trarne elementi per richiedere provvedimenti restrittivi); le
informative infarcite di notizie provenienti da innominate e "qualificate
fonti" o di ipotesi espresse al condizionale o di notizie che, pur assolutamente
indimostrate, si danno per provate (ad es., la morte di indagati in
azioni suicide o il sequestro di documenti italiani in campi di addestramento);
- - deve
intensificare la tradizionale indagine fondata sul pedinamento ed il
controllo del territorio, evitando di affidarsi solo o prevalentemente
alle intercettazioni;
- - deve
abbandonare l'aspirazione, che talvolta affiora, a coordinare le Autorità
Giudiziarie e recuperare, piuttosto, il senso, talvolta smarrito, del
lavoro pianificato con il P.M., sotto la direzione di questo.
I pubblici
ministeri, attrezzandosi anche spontaneamente come avvenne durante gli
anni più bui del terrorismo interno, a loro volta devono:
- - recuperare
la cultura del coordinamento tra uffici e dello scambio reciproco di
informazioni, anche attraverso la realizzazione di banche dati ad hoc
(almeno finchè non ne sarà disponibile una a livello nazionale);
- - perseguire
una nuova specializzazione in una materia in buona parte ancora poco
esplorata, che richiede anche conoscenza della storia e della cultura
islamica, oltre che del progressivo diffondersi del jihadismo;
- - incrementare
i rapporti di cooperazione con le Autorità Giudiziarie straniere, anche
al di fuori dello spazio europeo, attraverso gli strumenti delle rogatorie
e dell'assistenza giudiziaria. Confortanti segnali provengono, in questo
periodo, dalla collaborazione offerta ad alcune Procure distrettuali
dalle Autorità algerine, marocchine e tunisine;
- - contribuire,
con la p.g., nel rispetto delle garanzie degli indagati ed imputati,
al recupero pieno del proprio ruolo giudiziario che nulla ha a che fare,
se non in modo derivato ed indiretto, con le funzioni di prevenzione.
In tale direzione sono da evitare rapporti, pur finalizzati all'investigazione,
con organismi diversi dalla polizia giudiziaria e l'utilizzo di elementi
e notizie non accertati da quest'ultima.
Sarebbe auspicabile,
infine, che l'informazione sul terrorismo di matrice islamica fosse ispirata
alla ricerca dell'assoluta aderenza alla realtà, evitando sensazionalismi
ed inutili allarmismi di cui, francamente, non si sente alcun bisogno.
Ma questo non riguarda i doveri e le competenze del giurista pratico e
chiama in ballo, piuttosto, i costumi di una società moderna in cui troppo
spesso le esigenze dell'informazione vengono confuse con quelle della
propaganda.
* sostituto
procuratore alla divisione antiterrorismo della procura di Milano.
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www.osservatoriosullalegalita.org
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Terrorismo:
occorre un supergiudice UE
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